(M. Cecchini) In tempi di globalizzazione, in fondo, nessuno dovrebbe sorprendersi. A Novi Pazar e Policoro ci deve essere la stessa aria buona per i cannonieri e così — nonostante il primo vagito lo abbiano fatto a 100 giorni e 668 km di distanza — Adem Ljajic e Simone Zaza, classe 1991, hanno vissuto un sabato da «gemelli diversi». Due gol a testa. Per l’italiano, addirittura, è stata la prima doppietta in Serie A, per il serbo la prima in giallorosso. Quanto basta per festeggiare almeno un po’, perché il retrogusto amaro entrambi lo percepiscono forte. In coppia anche nella rimonta alle critiche.
GOL PER PUNTI Prendete il serbo. Sembrava essere il classico talentuoso ma di rincalzo. Poi in poche settimane Ljajic ha scalato le gerarchie e adesso, con sei reti, è il capocannoniere della Roma, tant’è che il nuovo c.t. serbo Curcic, passando sopra al fatto che Ljajic — da musulmano — non canti il (troppo?) patriottico inno, ha già detto che vuole richiamarlo in Nazionale. «Ho scalato le gerarchie — spiega Adem —. Mi sento bene fisicamente e mentalmente. Ora Garcia mi ha dato la fiducia e la continuità che mi servivano. Peccato però aver perso l’occasione di avvicinarci alla Juve. Non è una questione di troppi cambi, in panchina abbiamo gente forte. Abbiamo giocato male, ma il campionato è lungo. Comunque non sono contento. Anzi, cambierei i miei due gol per i tre punti. Ora dobbiamo mettere la testa sul City, mi dispiace per l’infortunio di Aguero, ma credo che sarà dura sfidarli anche così».
ARRABBIATO Se Ljajic non sorride, il «fratello» di giornata fa lo stesso. Comprensibile. Dopo un inizio di stagione super, santificato in azzurro dal ruolo di anti-Balotelli, Simone sembrava essersi un po’ perso. E visto che l’ultimo gol risaliva al 18 ot tobre, qualche spettro doveva aggirarsi nella testa dell’attaccante. «Non ho esultato dopo la prima rete perché ero un po’ “incazzato” per le critiche — ammette —. È vero che dopo la prima convocazione in azzurro ho avuto un calo psicologico, poi però mi sono abituato. Io poi credo di giocare sempre per il gruppo. Una rete con pressing al portiere, ad esempio, l’avevo fatta già con l’Ascoli contro lo Spezia. Piuttosto dovrei imparare a fare gol, oltre che alle big, anche alle squadre più piccole visto che quest’anno ho segnato poco (quattro gol, ndr). C’è rabbia poi anche per come sono arrivati le reti, il rigore non c’era. Spero almeno che la doppietta serva in chiave azzurra, perché la concorrenza è tanta». Tra l’altro, gol in perfetta «par condicio». «In fondo ho segnato e tolto due punti sia alla Juve (che può riaverlo per 15 milioni, ndr) sia alla Roma. Poi stavolta ci ha frenato Ljajic, che mi sembra un gran giocatore. Come caratteristiche mi sembra che siamo diversi e complementari». Avviso agli squali del mercato: se a qualcuno piacesse la coppia, si faccia avanti. Ma col portafoglio gonfio.