(A.Pugliese) Chiedendo a Gabriel Heinze se a 33 anni ci si sente emozionati prima di giocare un derby, il rischio di beccarsi una risata come risposta è più che concreto.
Sui suoi, di derby, potrebbe scriverci un libro: dagli inizi al Newell’s Old Boys e quelle sfide con il Rosario Central, a Sporting Lisbona-Benfica soltanto accarezzato. Poi, quelli a cinque stelle: United-City a Manchester e Real-Atletico a Madrid, in cui si infila di diritto anche il derby di Roma.
Dopo il weekend di riposo che Luis Enrique ha concesso alla squadra, magari un po’ di adrenalina gli salirà: per rinforzare il concetto, intanto, fa il cenno del «tre» con la mano. «Mi interessano solo i tre punti — dice l’argentino a Roma Channel —. È una partita dal sapore particolare, e non mi importa chi segnerà. Il gruppo vuole vincere e per farlo deve essere unito. La Lazio? Non c’è stato alcun contatto, erano solo voci».
UOMO VISSUTO È un veterano anche a Roma, Heinze, per il semplice fatto che da quando è qui ne ha già viste tante. Come l’attesa spasmodica di un altro centrale, mentre Juan e Burdisso erano impegnati a guarire, per poi ritrovarsi Cassetti schierato in mezzo da Luis Enrique per le due sciagurate partite con lo Slovan. Fino alla ritrovata fiducia del tecnico, che lo ha scelto nelle ultime due gare (a Parma e con l’Atalanta), dopo averlo fatto esordire con il Cagliari. Sta di fatto che Heinze, per media voto, ha il secondo miglior rendimento della Roma (6,33 meglio di lui, solo De Rossi) e che la squadra ha subìto solo quattro gol in cinque partite. Veterano sì, ma non chiamatelo leader: «Quello che vedono i tifosi non è altro che il mio modo di essere. A me piace scherzare e parlare con i compagni: non lo faccio sempre, però, altrimenti il mister si arrabbia». Lo ha affrontato da avversario, ora se lo ritrova da allenatore: «Di Luis Enrique mi ha colpito la fame di vittorie e il volume di lavoro: impressionante».
EL GRINGO & IL BANDITO La grinta degli argentini riscuote consensi: con Juan ancora in rodaggio e Kjaer e Burdisso in nazionale, Heinze è in pole position per una maglia da titolare anche nel derby. Magari proprio accanto al fido Nicolas: «L’importante non è il parlare la stessa lingua, quanto l’aver già giocato insieme, così come è capitato a me e Nico. Un aspetto che può fare la differenza». Un privilegio, Gabriel ce l’ha: una canzone che in Argentina gli hanno dedicato e intitolato si chiama «La Polka del Gringo Heinze», ma che qui non vincerebbe dischi di platino. Sacro&profano Orgoglioso di aver giocato con Messi e Cristiano Ronaldo, estasiato da Roma e fortunato ad aver militato in tutti i campionati: «Mi mancava l’Italia — confessa —. Era l’ultimo sogno che avevo, una promessa che avevo fatto a mia madre (è nata in Sicilia, a Troina, ndr)». Ha giocato anche con Ryan Giggs, uno che Ferguson ha paragonato a Totti: «I fatti parlano da soli: Totti ha avuto una carriera impressionante, come Giggs. Sono due bandiere, due esempi da seguire. Se all’estero parli di Roma, i primi due nomi che ti verranno a dire sono quelli del Papa e di Totti». Con cui spera di scrivere un’altra pagina del libro dei derby, magari a quattro mani.