(A. Pugliese) – Servirà una vittoria, grande o piccola che sia. Per essere sicuri del passaggio del turno, della conquista degli ottavi di finale e dell’in gresso tra le prime 16 d’Europa, che dopo 4 stagioni di assenza dalla Champions League e con quel girone lì uscito dall’urna di Nyon sarebbe comunque un grande traguardo. Anche se, a conti fatti, potrebbe servire an che meno, magari un pareggio per 0-0 (se il Cska non farà il colpaccio a Monaco) o anche un pari pirotecnico, magari 4-4, in caso di arrivo multiplo a 6 punti (Roma, City e Mosca). Ma per ché stare lì a spaccarsi la testa con i calcoli quando con una vittoria ci sarebbe subito spazio per lo champagne? Ecco, domani sera la Roma potrà scrivere una delle pagine più belle della sua storia. Fatta in Champions League di ferite laceranti, ma anche di grandi vittorie. Proprio come quella che sognano ora i 60mila dell’Olimpico.
LA LEGGE DEL TRE Le prime vittorie nel cuore di ogni tifoso romanista sono ovviamente quelle della vecchia Coppa Campioni, quando nell’Olimpico di allora la squadra di Liedholm costruì il cammino verso la sfortunata finale persa ai rigori con il Liverpool. La famosa legge del tre , con il 3-0 rifilato prima al Goteborg, poi alla Dinamo Berlino ed infine al Dundee United, nella semifinale di ritorno. Quella fu una vera impresa, con la doppietta di Pruzzo ed il gol di Di Bartolomei. Nonostante la famosa valigetta mai arrivata a Vautrot ed i due gol annullati. Alla fine, negli spogliatoi i giocatori della Roma accerchiarono McLean, tecnico degli scozzesi, sfiorando la rissa. «All’andata ci aveva chiamato bastardi, gli risposi per le rime», ricorderà poi Sebino Nela.
COPPA CON LE ORECCHIE Poi la Roma nel 2001 sbarca nella Champions League, con l’esordio non fortunato (1-2) con il Real Madrid l’11 settembre, nel giorno nero delle Torri Gemelle. Da lì, però, la Roma in casa vivrà pagine bellissime e sconfitte traumatiche. Tra le vittorie storiche, però, ce ne sono alcune che hanno lasciato il segno: come quel 2-1 al Real Madrid nel 2007-08 che aprì le danze per il pass ai quarti di finale. Poi la vittoria per 3-0 con il Barcellona e il 2-1 con il Manchester United, andata dei quarti di finale del 2006-07: apre Taddei, pareggia Rooney, segna Vucinic. La Roma sogna, fino al 7-1 del ritorno, la ferita più lacerante della storia della Champions giallorossa, molto di più del recente 1-7 con il Bayern. Quella Roma si vedeva già in semifinale, ma si svegliò all’inferno. Proprio dove due stagioni dopo spedì il Chelsea di Scolari, con un 3-1 che segnò il ritorno ad alti livelli dei giallorossi in Europa. Dove vuole tornare ora, bissando l’ultima grande vittoria casalinga, quel 3-2 al Bayern di quattro anni fa in rimonta. Domani sera basterà anche di meno, magari un 1-0 striminzito. Ma, nel caso, sarà lo stesso una grandissima vittoria.