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GAZZETTA DELLO SPORT Roma-Milan: chi corre più forte, vince

Gervinho
Gervinho

(G. B. Oliviero) E’ l’essenza primordiale del calcio: giocatori che corrono più velocemente possibile verso la porta e altri che devono farli correre nel modo e nel momento giusto. In Italia stiamo perdendo molte cose ma l’abilità tattica nel calcio per fortuna resta e quindi da Roma-Milan ci aspettiamo anche l’evoluzione più moderna dello schema più antico. Si gioca e si corre all’Olimpico, la pista d’atletica serve a ricordare che da quelle parti di solito si va forte. Sarà inevitabilmente una questione di tempi: i tempi di reazione e di velocità degli scattisti, i tempi di gioco di chi dovrà lanciare le frecce, i tempi di intervento delle difese perché un fuorigioco chiamato male o una diagonale ritardata possono fare la differenza. Roma e Milan vivono alla ricerca di spazi. Soprattutto a Inzaghi non interessa avere a lungo il pallone tra i piedi. Garcia predica un possesso maggiore, ma lo sviluppo è simile e l’idea di partenza anche: il campo è largo e va sfruttato in ampiezza.

I CAMBI DI FASCIA La Roma costruisce in mezzo (De Rossi regista basso, Totti suggeritore avanzato) e sfonda sulle fasce. A destra Maicon è un’ala aggiunta: falcata ampia, partire da dietro lo avvantaggia. Per contenerlo Inzaghi sta valutando se insistere con Poli (positivo contro il Napoli) o se inserire Muntari (più fisico, ma anche a serio rischio di incrementare la già ricca collezione di cartellini). E’ difficile fermare Maicon: tecnica e fisico, ha il 73% di contrasti vinti. Davanti a lui ci sarà prevalentemente Ljajic, pronto a giocare di sponda (è a quota 31: solo Totti, 40, ne ha fatte di più nella Roma) e a decidere se mandare al cross dal fondo il terzino o a virare verso il centro per l’inserimento di Nainggolan o di Totti. Sempre su quella fascia il Milan schiera Armero, che se si toglierà di dosso la timidezza mostrata inizialmente contro il Napoli potrà sfruttare le sue doti di velocista in caso di ripartenza (Maicon concede qualcosa e perde 15 palle a partita). Dalla parte opposta, invece, la Roma può scatenare la furia di Gervinho (all’ultima gara prima dell’assenza per la Coppa d’Africa; stesso discorso nel Milan per Honda e la Coppa d’Asia). L’ivoriano non sarà implacabile (46% di tiri nello specchio), ma crea sempre pericoli e occasioni. Può cambiare fascia (lui e Ljajic lo fanno spesso: Garcia non vuole dare punti di riferimento), assecondare la classe di un lanciatore come Totti. Bonera lo aspetterà per accompagnarlo lontano da Diego Lopez, De Jong gli darà una mano e Montolivo (meno abile in interdizione, prezioso per ribaltare l’azione) in questo caso scalerà in mezzo. Occhio in quella zona alle sovrapposizioni di Holebas, altra freccia.

L’ALBERO La Roma è più forte e ha più soluzioni, ma il Milan avrà momenti di gara in cui incidere. L’alberello molto natalizio di Inzaghi può creare problemi. I rossoneri sono meno prevedibili. Honda è una freccia atipica, ondeggiante come detta il cognome: parte, accelera, rallenta, vira. Quando tira, di solito prende la porta. Bonaventura, invece, è l’arma tattica: trequartista o punta esterna, ma anche primo disturbatore di Maicon e pensiero brutto per Nainggolan o Keita: dimenticarselo è pericoloso. Jack sembra tenero, ma ha l’86% di contrasti vinti ed è rapidissimo nel ribaltare l’azione. Menez si specchierà in Totti rispetto al quale copre più campo, ma è meno generoso nel passaggio. La Roma avrà il baricentro più alto, il Milan sarà più corto. Inzaghi farà densità, Garcia cercherà di scioglierla. Rispetto alle abitudini, i rossoneri dovranno recuperare la palla più avanti e i giallorossi proveranno a non lasciare spazio sulla trequarti. La giocheranno anche gli allenatori: in panchina hanno altre frecce da scatenare (Iturbe, El Shaarawy), ma soprattutto idee da mostrare. Perché correre, seppur forte, non basta. La mente va sempre più veloce.

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