(N. Bernardino/D. Stoppini) Gustatevelo bene, gustatevelo tutto. Perché un derby così in Italia non esiste. E in Europa è merce rara: neppure Londra, dove c’è una stracittadina ogni cinque minuti e cinque fermate di metro, oggi può vantare un derby da Champions League. Roma contro Lazio vuol dire seconda contro terza in classifica: finisse ora la Serie A, nel 2015-16 all’Olimpico quasi ci stuferemmo di ascoltare la musichetta Champions, tanto sarebbe familiare. Manchester, Madrid e Istanbul: sono le uniche tre città, in riferimento ai maggiori campionati europei, che oggi possono mettere in campo una sfida a così alti livelli. United contro City, Real contro Atletico (che ieri si sono sfidate in Coppa del Re), Fenerbahce contro Besiktas o Galatasaray: rivalità vere, partita da vedere almeno una volta nella vita.
PRECEDENTI Ma Roma-Lazio oggi non conosce invidia. Perché vale l’Europa che conta, vale i piani alti del calcio a queste latitudini. Non è successo mica tante altre volte. Garcia e Pioli sono tra le prime tre e adesso si incrociano. Da quando esiste la Champions League, solo altri quattro derby hanno avuto un respiro così internazionale: 1999, 2000, 2001 e 2007. E la Roma non li ha mai persi: due vittorie e due pareggi. Otto anni dopo ci risiamo. E quattro anni dopo l’ultimo derby italiano da Champions: Milan-Inter del 2011. Sarà partita vera, sarà bene aspettarsi giocate e giocatori veri. Non c’è Milano che tenga, né Torino, né Genova: Roma è l’ombelico d’Italia, lo dice la classifica. E lo dicono pure gli stranieri, in fondo lo scrisse anche la rivista britannica FourFourTwo che nel nostro Paese «non c’è proprio partita più elettrizzante».
QUI’ ROMA E se così è, è perché elettrizzanti sono i protagonisti. Quelli che hanno portato Roma e Lazio sul podio del campionato. Quelli che certe sfide le hanno già vissute, che sanno cosa vuol dire un’atmosfera da urlo e una classifica importante da gestire. Prendi casa Garcia, che in campo può mandare De Rossi e Totti, campioni del mondo nel decennio scorso.Oppure Pjanic, che in Brasile ha guidato il primo Mondiale della storia bosniaca. E aggiungi la colonia greca, oltre a De Sanctis che nel 2010 era nella spedizione azzurra. E pure Maicon, che la Champions l’ha persino vinta, in mezzo a mille e più derby.
QUI’ LAZIO Ma l’elenco è lungo pure a Formello. Nella squadra di Pioli sono in tanti ad aver attraversato palcoscenici prestigiosi. Anche recentemente. In cima alla lista Klose. Sette mesi fa, ha alzato la Coppa del Mondo dopo aver conquistato il titolo di miglior cannoniere di tutti i Mondiali con 16 gol in 4 edizioni. Nella finale di Rio, è uscito sconfitto Biglia, che però aveva trovato al Mondiale la via per svoltare. Da rincalzo a titolare nella mediana argentina. Un percorso che poi ha replicato nella Lazio per superare la concorrenza di Ledesma nel ruolo di play. In Brasile, ha brillato De Vrij, pilastro della difesa olandese prima di arrivare a Roma. Al Mondiale, nell’infelice spedizione azzurra, c’erano anche Parolo e Candreva, confermati poi nella Nazionale di Conte. Un altro Mondiale, quello di Sudafrica, ha visto in primo piano Marchetti, sostituto di Buffon tra i pali dell’Italia di Lippi. Preziosa l’esperienza con la Serbia per Basta e Djordjevic, entrambi in Champions con la Stella Rossa di Belgrado (Basta anche all’Udinese). Al Mondiale pure Onazi con la Nigeria e Lulic (ora infortunato) con la Bosnia. Gare in Champions per Cana (Psg, Marsiglia) e Radu (Dinamo Bucarest). E Felipe Anderson? L’astro nascente delle Lazio ha giocato nella Libertadores col Santos, ma ha un futuro tutto da scrivere.