(F. Ceniti) «Siamo al paradosso: tutti vogliono dagli arbitri un servizio di qualità, invocano aiuti tecnologici che costano milioni, ci attaccano per decisioni legate ai centimetri quando la Fifa dice chiaramente che non sono da considerare errori. E poi nessuno si preoccupa dei tagli decisi dalla Figc. Va bene, ci chiedono di risparmiare quasi 4 milioni all’anno e si discute sugli addizionali. Non c’è problema, lo stiamo già facendo. Ma questo incide eccome sulla qualità: faremo meno formazione, raduni, aggiornamenti e le designazioni non più su basi meritocratiche, ma legate alla vicinanza geografica. Partita difficile e decisiva in D? Mica ci va l’arbitro più in forma, ma quello che abita a pochi chilometri. E se non bastasse, vorrà dire che anche in A ci saranno i guardalinee di parte come in Terza Categoria, così vediamo se sono bravi sul fuorigioco…». Marcello Nicchi è il presidente degli arbitri. Il suo mestiere è difenderli, come dice De Laurentiis nella querelle di parole iniziata domenica sera, ma qui non si discute su un rigore. Qui si parla di tutte le partite disputate in Italia. Senza gli arbitri, lo sport più amato e praticato si paralizza. Ecco perché l’allarme di Nicchi va al di là delle polemiche legate al campo, alle richiesta di cambiare le regole per le elezioni dell’Aia e al tormentone «moviola sì, moviola no». I tagli chiesti dalla Figc (figli dei minori contributi versati dal Coni) sono una ferita profonda.
Allora, presidente, la cosa non riguarda solo voi?
«Certo, è una cosa lampante. Ho scritto a Tavecchio, così resta nero su bianco. Avremo molta meno qualità. Chi pensa che i tagli si possano fare solo in basso, si sbaglia di grosso. Toccheranno anche la A. Di sicuro non tolgo il panino al ragazzo che la domenica dirige una sfida in periferia. I rimborsi sono già ridicoli. E non toglierò un euro alla Sezioni».
Non c’è una soluzione?
«Almeno due: la Federcalcio trova uno sponsor come ha fatto per Conte. Oppure ci sono i soldi dei diritti tv. Su un miliardo non si riesce a trovare 4 milioni da destinare con la mutualità a un mondo che tutti definiscono fondamentale? Il rischio di esaurire le risorse e chiudere bottega c’è».
La Figc è pronta a rinunciare agli addizionali…
«Facciano come credono. Sarebbe un altro colpo alla qualità del servizio. Dico solo di pensarci bene. In Champions, Europa League e a Euro 2016 ci saranno gli arbitri di porta. Forse è meglio abituarsi a quel tipo di gestione. O vogliamo tornare indietro…».
In compenso ci sarà presto la tecnologia sul gol non gol…
«Benissimo, siamo favorevoli. Così a sbagliare sarà una macchina. Perché anche la tecnologia può sbagliare…».
E la moviola in campo?
«Se la Figc avrà l’ok per la sperimentazione, noi ne prenderemo atto e la faremo. Parere personale: non sarà semplice avere il sì dell’Ifab e poi non è di facile uso come il gol non gol».
Si può richiedere su cose certe.
«Ah, bene. Quindi non certo su un rigore. Lì c’è la discrezionalità. Ripeto, la vedo complicata. Ma posso sbagliarmi».
E sul fuorigioco? Visto le ultime polemiche…
«Di che fuorigioco parliamo? Quello di Napoli, dove la posizione di Caceres è al pelo? Come si fa a giudicare alla moviola una cosa simile, quanti giorni stiamo a cercare il frame giusto per capire quando la palla parte? Perché basta un attimo e tutto cambia. O ci concentriamo su Chiellini? E’ in fuorigioco perché influenza qualcuno o no? Siamo di nuovo nella discrezionalità. Quindi ogni giudizio può essere diverso».
Ma il nuovo fuorigioco rivisto a botte di direttive e precisazioni di Fifa e Ifab, come lo giudica?
«Male, molto male. Crea confusione e basta. Non è applicabile, non è pensato per esseri umani che già fanno miracoli. Andrebbe riscritta con buon senso, magari facendo tre passi indietro».
Perché non lo dite all’Ifab?
«Magari lo faremo attraverso la Figc come accaduto sulla revisione alla tripla sanzione: beccammo un no secco».
Una novità che le piacerebbe applicare?
«Il cartellino bianco per chi simula. I presidenti sono sempre pronti a criticare gli arbitri, mai che dicano qualcosa ai propri giocatori che tentano di fregare noi, avversari e tifosi. Anzi, magari di nascosto li premiano. Che insegnamento diamo a un ragazzino che vede un giocatore di A buttarsi per ottenere un rigore? Se lo espelliamo per 10’, magari capisce che non è quello il modo di agire».
De Laurentiis dice che non ha offeso nessuno, parlano le immagini…
«Appunto, di quale errore macroscopico parla visto che siamo ai centimetri. Neppure io ho offeso nessuno, ho ricordato che ci vuole responsabilità in certe dichiarazioni. Le violenze sui giovani arbitri non sono una invenzione».
Arbitri sotto attacco, ma dalla Figc nessuna difesa.
«E’ grave, dovrebbe essere normale da parte loro stemperare gli animi. Anche perché la Procura poi dovrebbe prendere dei provvedimenti nei confronti dei tesserati e spesso non fa nulla».
Non sarà che pagate il fatto di aver votato contro Tavecchio?
«Sarebbe ancora più grave se fosse così. Ma spero sia solo un vostro cattivo pensiero. Così come quella dell’influenza di certi presidenti. Non ci voglio credere…».
Anche gli allenatori non sono teneri con voi.
«Siamo un facile alibi. Le svelo un dato curioso: da una nostra statistica abbiamo scoperto che i tecnici più insofferenti con gli arbitri sono stati esonerati o non confermati. Un caso? ».
Presidente, capitolo modifiche del regolamento in vista della prossima elezione Aia a fine 2016. Intanto, lei si presenterà per la terza volta?
«Oggi dico sì, poi vedremo quello che accadrà».
Cosa risponde a chi l’accusa di voler cambiare le regole per autofavorirsi?
«Sono sereno. Abbiamo presentato un pacchetto di modifiche voluto da 38 persone. Modifiche da noi ritenute legittime secondo le leggi dello Stato, del Coni e della Figc. Il pacchetto deve essere ratificato dalla Figc che può avvalersi del parere di un organismo tecnico per verificare questa legittimità. Se riscontra violazioni ci rimanda le carte non vidimate. A quel punto, convinti delle nostre scelte, andremo dalla Corte di Giustizia federale che dirà chi ha ragione. È un colpo di mano o un percorso democratico?».
Tra i cambi richiesti c’è l’abbassamento del quorum per l’elezione del presidente al terzo mandato, sarebbe il suo caso, dal 66 al 55%?
«Sì, c’è. Va incontro anche alle esigenze dei presidenti di sezione: questa norma vale anche per loro. E poi si abbassa il quorum pure dello sfidante. Ora deve prendere anche lui il 66, noi diciamo che basta il 50 più uno, mentre al presidente al terzo mandato il 55. Ripeto, secondo noi siamo nel giusto e sono convinto che la Figc dirà la stessa cosa».
Perché allora non è avete fatto queste richieste di modifica durante il suo primo mandato? Si evitavano i sospetti.
«Capisco l’obiezione. Guardi, ho preso il 65% alle elezioni, quindi posso anche prendere il 66. Forse il problema è un altro: l’Aia ha acquisito dopo Calciopoli una piena autonomia ed è rimasta fuori dai vari scandali, scommesse in primis. Non vorrei ci fosse qualche nostalgico che pensa di poter mettere mano di nuovo nella nostra associazione. Casca male…».