(A. Pugliese) – Fossero saltati anche loro due, Garcia ieri non avrebbe davvero saputo dove andare a sbattere la testa. Perché poi dal cilindro magico di intuizioni ne puoi tirare fuori una (Daniele Verde), ma due o tre diventa anche dura. Ed invece alla fine hanno stretto i denti entrambi, Totti e Ljajic, provando a dare il massimo del loro contributo. A conti fatti, ci è riuscito più Adem di Francesco, non fosse altro per il gol che ha spazzato via timori e paure, rispedendo all’inferno quella tanto temuta pareggite, sindrome pericolosa che aleggiava da un po’ dalle parti di Trigoria.
SEMPRE PIÙ SU Ljajic è stato a rischio fino alla fine, colpa di una caviglia dolorante (la destra) che non gli permetteva di correre come si deve, sia nelle accelerazioni sia negli appoggi. Poi, ad una manciata di minuti dall’intervallo il serbo ha deciso di andare dentro, su quel pallone al bacio di Verde, anticipando Brkic e bruciandolo con una puntatina sotto la traversa. «Questa volta abbiamo fatto il nostro gioco, tenendo sempre la palla, il primo tempo è stato da vera Roma – ha detto a fine gara –. Il passaggio di Verde? Un grande assist, sono contento per lui». Ma anche per sé, visto che Ljajic è sempre più il capocannoniere di questa Roma e che quello di ieri è il suo ottavo gol in campionato. Un’enormità, se si pensa che fino ad inizio stagione era messo in discussione da molti (ma non da Garcia) e che, a conti fatti, resta un attaccante esterno. Chissà, magari andando avanti così potrà anche arrampicarsi fino al suo record storico, quelle 11 reti del 2012-13 (con la Fiorentina) che sono lontane solo altri tre piccoli gradini. Ieri ci aveva provato anche prima del gol, con qualche serpentina delle sue e un tiraccio da fuori. Poi, dopo aver sfogato l’amarezza delle ultime settimane andando a esultare sotto lo spicchio dei tifosi giallorossi, è volato a festeggiare a casa sua a Belgrado: rischiando però di perdere il volo che aveva prenotato per un problema di passaporto.
TERMOMETRO… AL BRACCIO Ma se la partita di Ljajic è finita a qualche curva dal traguardo finale, quella di Francesco Totti è andata in soffitta anche prima. Colpa di quella maledetta influenza che, in altri casi, non gli avrebbe neanche permesso di scendere in campo. Ma questa volta no, non c’erano alternative, il coniglio dal cilindro magico Garcia lo aveva già estratto. Così il capitano ha stretto i denti, scendendo in campo di fatto con il termometro sotto il braccio.«Quelli ottenuti a Cagliari sono tre punti fondamentali». Tutto qui? Sì, tutto qui. Quelle sono le uniche parole di Totti, complice proprio lo stato di malessere generale. Del resto, da inizio gennaio non ha mai staccato la spina, giocando tutte e 8 le gare (e partendo dal via in 7 di esse). Adesso, con il ritorno a Trigoria di Gervinho e Doumbia, finalmente potrà tirare un po’ il fiato. E riprendersi definitivamente anche dall’influenza. La sfida alla Juventus è lontana poco più di venti giorni, meglio non fare brutti scherzi.