(U. Trani) – Meglio i leader e la loro personalità, anche quando non sono al top. Gli esempi, nella Roma, sonoDe Sanctis e Maicon. A portiere e terzino, senza guardare l’età, è stato rinnovato, su input del tecnico, il contratto di un anno (stessa scadenza di Totti: 2016). Garcia lo dice apertamente e non solo quando parla dei giovani. Così, non convincendo per primi i suoi giocatori, sceglie il sorriso per curare il mal di gol. Non chi sta meglio. Ma chi è felice e quindi può trascinare i compagni fino alla meta. Domenica pomeriggio contro il Parma, dentro Gervinho e Doumbia, senza tener conto che entrambi gli ivoriani si erano allenati solo una volta, a Trigoria, la settimana scorsa (il centravanti aveva avuto giusto il tempo di presentarsi ai compagni). «Pensavo che portassero in campo l’entusiasmo per la coppa appena vinta». Rudi è stato sincero dopo il quinto pari casalingo di fila. Avrebbe potuto giustificarsi tirando in ballo l’influenza di Pjanic, uscito di scena in mattinata anche per non rischiarlo in attesa del Feyenoord. Ha invece dato la priorità alla psicologia. Preferendola, pure nei fatti, all’organizzazione. Senza la quale, però, non si va da nessuna parte. E il rendimento stagionale dei giallorossi lo sta confermando. Manca il gioco,a prescindere dai giocatori. Che poi possono rivelarsi più o meno adatti. Anche se loro, come ha ammesso in pubblico il tappabuchi (auto-definizione) Florenzi, ormai non sanno più che fare. Per il tecnico basta «dare di più». Ma«tirando fuori il carattere: contro il Parma è mancato». Lo ha ricordato ieri alla squadra. Sempre più tatticamente disorientata.
FINALIZAZZIONI AZZERATE La tesi di Garcia è conosciuta da tempo. «Meglio i gol di tanti giocatori che trenta di uno solo». Eppure, a Lille, vinse il titolo con il bomber Sow. Alla Roma, per il momento, i 15 marcatori diversi bastano solo per difendere il 2˚posto. Ljajic è il capocannoniere con 8 reti. Nessun giallorosso, dunque, è in doppia cifra.La Juve ha Tevez con 14, il Napoli ha Higuain con 12 e Gabbiadini con 10 (7 segnati dal sampdoriano), attaccanti che possono incidere sulla classifica finale. Anche perché il gruppo di Rudi fatica a concludere. «Se tiriamo venti volte, ma inquadriamo solo quattro la porta, c’è qualcosa da rivedere». L’ammissione, sicuramente tardiva, è la conseguenza di gare in cui almeno per un tempo nessuno ha finalizzato. Più per la prevedibilità del copione, fiacco e disordinato, che per l’efficacia dei singoli.
NUMERI INEQUIVOCABILI Un anno fa, alla quarta giornata di ritorno, il pari senza reti nel derby. Alla fine tris di 0 a 0. Quello con la Lazio fu preceduto dal primo casalingo con il Cagliari eseguito dal terzo all’Olimpico con l’Inter. Sono già 3anche quelli di questa stagione: l’unico esterno a Marassi con la Sampdoria, gli altri due qui contro il Milan e appunto il Parma. L’attacco è rimasto a digiuno già in 7 partite su 31 disputate. Garcia, nella sua prima annata a Trigoria, fece cilecca in 8 delle 42 gare disputate. Rischia di ripetersi, se non addirittura di peggiorare, pesando l’andamento attuale: oltre ai 3 pareggi in bianco, le 4 sconfitte con identico punteggio (2 a 0) in campionato contro il Napoli al San Paolo, in Champions contro il Bayern Monaco all’Allianz Arena e contro il City all’Olimpico, in Coppa Italia contro la Fiorentina sempre a Roma. L’anno scorso le 5 sconfitte, senza segnare, delle quali4contro le due big: in campionato la Juve vinse 3 a 0 allo Stadium e 1 a 0 all’Olimpico, il Napoli 1 a 0 al San Paolo dopo aver eliminato i giallorossi dallaCoppaItalia,3 a 0 davanti al proprio pubblico. La quinta a Marassi, 1 a 0 contro il Genoa, sul traguardo. La Roma non fa più scena muta solo (o quasi) contro le grandi. S’impappina pure davanti alle provinciali. Nelle 23 gare di questo torneo ha realizzato 13 reti in meno che un anno fa. E in 2 mesi e mezzo la media gol si è dimezzata: da1,88a0,92