(F. Balzani) – Quindici giorni, non uno di più. È questo il tempo che rimane a Rudi Garcia per rimettere in piedi la Roma e non buttare definitivamente una stagione che, nonostante la grande crisi (di gioco e di risultati) vede i giallorossi ancora in corsa per due obiettivi. In queste due settimane, infatti, il francese se la vedrà col Feyenoord (giovedì prossimo andata in casa, ritorno il 26 in Olanda), Verona (domenica 22) e Juventus nel big match di lunedì 2 marzo. Quattro appuntamenti da non fallire per non dire addio a tentativi di rimonta in campionato e sogni di vittoria in Europa League. Insomma per non decretare il fallimento totale della seconda Roma di Garcia, quella dei record negativi.
Il 5˚ pareggio di fila in casa, infatti, eguaglia la serie negativa di X casalinghi della stagione 1980-81, quella del gol di Turone, quando però la vittoria valeva 2 punti e quindi i pareggi non erano mezze sconfitte. Un filotto peggiore negli ultimi 22 anni l’ha messo in fila solo la Roma dei 5 allenatori del 2004-05 quando, con Del Neri, collezionò 4 pari e 3 sconfitte. Lo stop col disastrato Parma tuttavia preoccupa più per il modo in cui è venuto che per i numeri e ha messo ancora una volta in mostra i limiti di una squadra senza gioco né personalità, che difficilmente potrà risorgere come d’incanto contro Feyenoord o Juve. Garcia – che domenica negli spogliatoi è stato molto duro con la squadra così come ieri (le sua urla hanno scosso Trigoria) – ha confermato di non saper vincere le gare decisive. Il tecnico per i tifosi è diventato il primo responsabile del crollo di quella Chiesa riportata al centro del villaggio un anno fa. Il feeling perso con la piazza, i dubbi dei senatori sulle sue scelte (in primis quella del preparatore atletico), il mancato utilizzo dei giovani e la (presunta) corte del Psg sono elementi che a giugno potrebbero pesare. Nonostante le smentite di Sabatini.