(M. Calabresi) Alla fine del quarto d’ora di allenamento aperto alla stampa, i giornalisti olandesi non escono, anzi, vanno a sedersi in tribuna a fare il loro lavoro senza che nessuno dal campo faccia un fiato, mentre in campo Fred Rutten fa le ultime prove. Non è l’unica differenza tra l’Italia e l’Olanda: capita, per esempio, che l’età media del Feyenoord sia di 25,2 anni, la terza più alta dell’Eredivisie, ma che in Italia sarebbe la seconda più bassa, dietro il Cagliari. Più basso il budget, ma diversa anche la cultura: «In molti paesi si tende a essere più critici che in altre parti – spiega proprio Rutten –, ma in Olanda non succede. Qui si giudica quello che un giocatore fa a prescindere dall’età. Il nostro indirizzo è quello di puntare sui settori giovanili, e il giocatore che è qui accanto a me (Clasie, ndr) ne è l’esempio concreto». Per Rutten, l’obiettivo è «segnare almeno un gol, anche perché in casa facciamo vedere le nostre cose migliori»; Clasie, invece, può ambire a un futuro in un grande club europeo. «Anche in Italia, perché no?».