(F. Maccheroni) – La differenza con la squadra dell’anno scorso non si misura con la classifica. Un anno fa la Roma esprimeva il gioco «più europeo» del campionato. Divertiva al di là dei risultati. Aveva giocatori in rampa di lancio (Benatia, Strootman, Castan, Nainggolan, Pjanic e lo stesso Romagnoli), si pensava che con un rinforzo in difesa e un innesto in attacco (Ljajic e Destro non convincevano) sarebbe stata dura per la Juventus conquistare il quarto scudetto. Gervinho era l’immagine dell’imprevedibilità, Totti il solito miracolo. E l’allenatore era il profeta del rilancio.
Quest’anno la quadra gioca peggio di avversarie modestissime, segna poco e difende peggio. Portiere da cambiare, Strootman fuori, Benatia ceduto, Maicon non pervenuto, esterni sinistri disastrosi. Pjanic perso, De Rossi quasi, Destro ceduto. I nuovi? Tutti punti interrogativi. E l’allenatore? Perso. Con queste considerazioni, quanto vale l’attuale secondo posto?