(E. Menghi) Dio o diavolo lo dirà il tempo, l’unico bivio che interessa ora a Garcia è un altro: dentro o fuori, si decide tutto a Rotterdam.
La Roma ha un compito preciso, l’1-1 dell’andata la obbliga a fare almeno un gol in trasferta e il tecnico francese i suoi calcoli li ha fatti: «C’è grande voglia di centrare la qualificazione, siamo venuti qui per questo. Sappiamo che dobbiamo segnare per qualificarci e sappiamo che il Feyenoord è una squadra di qualità, ma all’Olimpico abbiamo avuto abbastanza occasioni per sapere che dobbiamo essere ambiziosi». E più concreti, visto che da quando in Serie A è iniziato il girone di ritorno i giallorossi hanno una media di una sola rete a partita. In Olanda potrebbe non bastare: con l’1-0 si passa, ma con l’1-1 si va ai supplementari e, di questi tempi, con le gambe che fanno fatica, sono un incubo da evitare.
Meglio prendersi qualche rischio in più, lo si sente ripetere spesso a Garcia, perché la sua squadra sembra intimidirsi quando il risultato le sorride e poi ne paga le conseguenze: «Se una squadra vuole vincere, deve prendere dei rischi. Se la definizione giusta è follia, allora andiamo avanti con questa cosa. Il possesso palla deve portare ad occasioni da gol. A Verona era possibile essere più efficaci davanti, è anche vero che abbiamo pareggiato con una sola occasione dell’avversario. Con il Feyenoord dobbiamo colpire al momento giusto. Servirà avere la stessa voglia della gara d’andata e non avere episodi sfavorevoli, come il gol in fuorigioco che abbiamo preso, per esempio».
I prossimi 90 minuti saranno decisivi e la speranza di Garcia è che quell’errore arbitrale non se lo ricordi nessuno alla fine: «Sarà una partita differente, è una gara secca, ma sono tranquillo perché i giocatori hanno la voglia, come sempre, e questa è la base per fare risultato. In queste ultime settimane stiamo pareggiando troppo e non abbiamo fatto la striscia che speravamo dopo la vittoria Cagliari. Serve solo lavorare di più e vincere sul campo.
È l’unico modo per dimostrare tutto il lavoro che i ragazzi fanno ogni giorno. E non hanno cambiato atteggiamento, anzi, lavorano di più». Non riescono, però, per stessa ammissione di Rudi, a mantenere i reparti vicini con continuità: «Il consiglio e la voglia dell’allenatore è sempre di avere una squadra compatta, senza troppi spazi tra le linee. Poi abbiamo passato il mese di gennaio correndo sempre sul risultato, era necessario pareggiare prima di poter vincere. E non ho mai visto una squadra lunga. Quando andiamo in vantaggio, per proteggere il risultato, indietreggiamo, allungando la squadra. Dobbiamo migliorare su questo punto, che è anche umano».
Stavolta, almeno in partenza, la Roma sarà costretta a rimontare e l’impresa dovrebbe essere affidata al tridente più rodato, con Gervinho, Totti e Ljajic. Doumbia, già destinato alla panchina, ha accusato un fastidio dopo 15 minuti della rifinitura e dovrebbe comunque andare in panchina. In mediana torna De Rossi, con Nainggolan e Pjanic, favorito su Keita. Difesa greca per tre quarti: con Torosidis, Manolas e Holebas ci sarà Yanga-Mbiwa. Florenzi e Iturbe hanno fatto la rifinitura con i compagni (l’ex Crotone solo in parte), ma la partita la guarderanno dalla tribuna.
Il tecnico degli olandesi Rutten ha individuato nel capitano giallorosso il pericolo numero uno: «Ti punisce quando meno te l’aspetti, ma noi vogliamo qualificarci. Sarà più difficile dell’andata, dove abbiamo avuto anche fortuna». Quella che negli ultimi tempi gira ben lontana dalla Roma.