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IL MESSAGGERO Roma, ecco perché sei seconda

Totti
Totti

(U. Trani) – Prima di sapere come andrà a finire questa stagione, senza quindi essere influenzati dai risultati (entusiasmanti o deludenti, fa lo stesso), bisogna capire come comportarsi per la prossima: la Roma è da ripensare tecnicamente a 360 gradi. Da rifondare. Questo pure se, oltre a difendere il secondo posto che porta i milioni di euro necessari per il mercato (quest’anno già 49,2 milioni dalla Champions) e preserva dagli spostamenti eccessivi in estate (la preparazione atletica andrà fatta e anche bene), vincesse l’Europa League o se, nelle 13 gare che mancano al traguardo, facesse 10 punti più della Juve che teoricamente può ancora crollare. Qualsiasi successo sarebbe il frutto dell’instant team. Buono per qualche mese e non per il futuro. Il bilancio dell’annata va fatto oggi. Per non commettere altri errori, aggrappandosi poi ai soliti alibi (sfortuna, imprevisti, incidenti e giustificazioni sparse) che ormai non incantano più nessuno. Il gruppo di Garcia è felicemente secondo, da quasi due anni dietro ai campioni d’Italia che, come si è visto, rimangono di un altro pianeta. Per la cronaca, comunque in un torneo, però, a due (le sette sorelle di 15 anni fa non ci sono più). Per essere primi, nel testa a testa, serve altro. E anche per essere sul serio da Champions.

SENZA NUCLEO STORICO – La proprietà Usa, da quando si è insediata, non ha badato a spese. Raffiche di acquisti. Ma quando si scelgono, oltre a comparse, giocatori buoni, o addirittura eccellenti, spesso non sono confermati. Garcia (e chi lo ha preceduto) non ha avuto la possibilità di allenare sempre i migliori. Perché subito ceduti. I grandi club vivono di certezze tecniche. Di interpreti collaudati. Cambiarli fa stonare il coro. Ne risente, insomma, il gioco, a prescindere dal modulo. La Roma, invece, si monta e si sfascia come fanno i bimbi con le costruzioni della Lego. Il progetto non c’è. Gli innesti di solito servono per migliorare. Qui no. Se non sono di primo piano si perde la competitività (sono 11 i punti in meno). Perché non tutti gli anni, come è successo nella passata stagione, gli arrivi sono più funzionali delle partenze.

MERCATO IMPROVVISATO – Gli abbagli estivi sono a volte peggio delle gelate invernali. La Roma si è presentata al via del campionato più debole. Innanzitutto senza la difesa dell’anno precedente. La scoperta, però, non è stata fatta alla prima giornata. Sottovalutato innanzitutto il problema del portiere: De Sanctis, operato alla fine del torneo scorso, ha fatto appena in tempo a cominciare il nuovo. Benatia, il più bravo, è andato via a fine agosto. Cessione, però, messa in preventivo a marzo. Quando si è fatto male Strootman. Uno dei big doveva partire. Per questioni di bilancio. I due terzini, invece, sono usciti di scena per conto loro: Balzaretti nel novembre 2013, Maicon dopo il mondiale (e gli è stato pure rinnovato il contratto). A destra non è stato preso nessuno, a sinistra tre: solo Holebas è sufficiente. Come se non bastasse si è fermato pure Castan. Presi tre centrali: solo Manolas all’altezza della situazione. Tornando a Strootman, va ricordato che i medici olandesi furono chiari: 9 mesi per rivederlo in campo. In estate nessuno ha pensato di prendere il sostituto. Sono stati spesi milioni per Uçan, è rientrato dal prestito Paredes e Garcia ha avuto l’esperto Keita che però è regista. Non è stato acquistato il centravanti. Eppure due, celebrati all’arrivo, sono stati messi alla porta: Osvaldo e a seguire Destro. A fine gennaio ecco l’uno-due pirotecnico: Doumbia e Ibarbo. Come stanno (a pezzi) e dove (in fisioterapia) lo sanno tutti. In questi anni sono stati cambiati anche gli esterni d’attacco: il colpo Iturbe, pagato 31 milioni (commissioni incluse), ha segnato 1 rete in campionato (3 contando le coppe). Il miglior marcatore è Ljajic: 8 reti. Nessuno viaggia in doppia cifra. E Totti ha già giocato più di un anno fa (1868 minuti contro 1840). Altro che gestito…

FIACCHI E TIMOROSI – Il paragone con la Juve proprio non regge. Anche se Allegri è meno esigente di Conte, a Torino ancora conta lo spessore dei giocatori. Vengono scelti per il carattere, il fisico e la tecnica. Difficilmente lì sbagliano gli acquisti: Evra, Pereyra, Morata e Sturaro gli ultimi esempi. Qui sarebbero titolari. Nella Roma diversi calciatori non sono completi. Chi corre, tatticamente è impreparato. Chi conosce movimenti e diagonali, è a fine carriera o poco ci manca. Di sicuro a Vinovo si dà importanza alla preparazione atletica. Ancora bisogna capire come mai è stato il tecnico a decidere a chi affidarla.

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