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IL MESSAGGERO Roma brutta come mai

Garcia
Garcia

(U. Trani) – La Roma non c’è proprio più. E’ ancora seconda, ma nessuno può sapere fino a quando. Anche perché il distacco da chi insegue non è affatto rassicurante. E perché non si comporta più da squadra. Al Bentegodi, contro il Chievo quint’ultimo, fa di nuovo cilecca: 8° pareggio in 9 gare che hanno permesso alla Juve di scappare verso il 4° scudetto consecutivo. Lo 0 a 0 di Verona è la sintesi perfetta del match: inguardabile e sciatto, senza emozioni. Dal 4 a 2 contro l’Inter del 30 novembre, ultimo successo all’Olimpico in campionato, il gruppo di Garcia ha giocato 18 partite, comprese le 5 di 3 coppe, e realizzato 18 reti. La media di 1 gol a partita non è da club di vertice. Ma ai giallorossi, ormai incapaci di vincere contro big e provinciali, non manca solo il centravanti. Il vero assente, da tempo, è il gioco.Probabilmente gli interpreti sono stati sopravvalutati e anche l’allenatore, 36 formazioni diverse in 36 partite, non è più riuscito a trasmettere idee e concetti per offrire prestazioni dignitose. Gli 11 punti in meno, dopo 26 turni, rispetto al torneo passato sono la conferma che il rendimento è scadente, a prescindere dalla posizione in classifica. Il primo tempo è il più brutto della stagione. Pur costruendo due occasioni da rete, all’inizio con Iturbe e nel recupero che precede l’intervallo con Gervinho (entrambe le conclusioni non sono nelle specchio della porta, però…), la Roma si sistema davvero male in campo. Non è, dunque, questione di interpreti ma di posizioni e di movimenti. La difesa si alza verso il centrocampo, teoricamente per accorciare l’assetto, ma quando il Chievo riconquista palla, la linea a quattro, con Astori e Cole in chiara difficoltà, viene infilata in velocità. I reparti, quindi, sono scollegati tra loro. Il tridente offensivo aiuta poco. Solo Iturbe si sacrifica rientrando a centrocampo, mentre Gervinho e Totti restano inutilmente là davanti. Keita, lento e impacciato, gioca davanti ai due centrali Manolas e Astori, Nainggolan, facendo solo confusione, e Paredes, svagato e fiacco, si buttano negli spazi alle spalle dei tre attaccanti. Solo Florenzi non stona, ma durerà un tempo. Il 4-3-3, intanto, si spacca in due e anche per questo diventa vulnerabile.

RIVALI SPAVALDI – Maran se ne rende conto subito e, quando si fa male il terzino Mattiello, scontro violento con Nainngolan e frattura esposta di tibia e perone della gamba destra, lo sostituisce con il trequartista Birsa, arretrando Schelotto a destra. Paloschi e Pellissier non approfittano della fragilità dei giallorossi e sprecano due volte davanti a De Sanctis. A centrocampo la Roma fatica nel fraseggio. E’ come se i tre giocassero per la prima volta insieme. Eppure l’unica novità, da intermedio destro, è Paredes, alla terza gara da titolare in meno di due mesi .

MOSSE INUTILI – Garcia, dopo un’ora, interviene. Ma la Roma non migliora. Fuori Totti, utilizzato per la quinta gara di fila e sicuramente stanco, e a seguire anche Paredes, dentro Ljajic e Verde. Ecco il 4-2-3-1 con Gervinho centravanti. Iturbe si sposta a sinistra, il diciottenne della Primavera si piazza a destra, con Ljajc trequartista e unico in grado di creare qualche pericolo davanti a Bizzarri. De Sanctis rischia sul colpo da biliardo di Birsa che si spenge sul fondo. Quando Pjanic, nel finale, prende il posto di Iturbe, Ljajic si sposta a sinistra e lancia in area Gervinho. Che, fin lì davvero irriconoscibile, cade per la spinta di Schelotto. Mazzoleni non concede il rigore. I 3 punti servirebbero per la classifica. Che ora preoccupa e sul serio.

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