(L. De Cicco) – Dopo la furia incivile, il danno permanente, ora anche la beffa per quei rimborsi che proprio non arrivano. Un destino che sembra accanirsi con la Barcaccia, il gioiello di piazza di Spagna, la fontana capolavoro barocco di Pietro Bernini, che è stata devastata dai tifosi olandesi del Feyenoord. Una cosa è certa: l’Olanda non pagherà. Almeno quella “politica”, quella “istituzionale”. E quella “sportiva” stenta a mettere in atto operazioni concrete. Il 25 febbraio, a una settimana dagli incidenti di piazza di Spagna, il Senato dell’Aja aveva invitato il governo a dare un contributo per il restauro della fontana del Bernini. «Non ci sentiamo responsabili – aveva detto una delle parlamentari che hanno promosso la mozione, Marleen Barth – ma non vogliamo che il mondo ci veda come quelli che si voltano dall’altra parte». Quel voto però non è considerato «vincolante» dal governo. Che ha deciso di non versare un centesimo al Comune di Roma.
LA STRATEGIA «Non può passare la linea che qualunque olandese può causare danni all’estero, tanto poi paga lo Stato», spiega un rappresentante dell’Ambasciata in Italia dei Paesi Bassi. Che conferma come anche la città di Rotterdam non parteciperà ufficialmente a nessuna raccolta fondi. L’unica disponibilità che è stata data dalle autorità olandesi è di tipo investigativo: la magistratura di Rotterdam ha aperto un’indagine parallela a quella della Procura di Roma. Se venissero rintracciati i teppisti, in questo modo i risarcimenti sarebbero più facili. Ma dal punto di vista del portafoglio: zero. Gli unici che si sono mossi al momento sono i privati. In tutto sono state lanciate 4 iniziative di crowdfunding, coordinate dall’associazione “Salviamo la Barcaccia”. Ma anche in questo caso ancora non c’è stato nessun versamento concreto nelle casse di Palazzo Senatorio. «Abbiamo raccolto circa 27mila euro – dice la presidente dell’associazione, Angela Mannaerts – 7mila arrivano da alcuni accademici olandesi, 11mila sono stati donati online, altri 6mila li abbiamo ottenuti noi direttamente come associazione». Poi ci sono gli studenti della scuola olandese Celeanum Gymnasium, che ieri hanno consegnato, in piazza di Spagna, un assegno al Campidoglio di 3.200 euro. Ma si tratta di un assegno simbolico, perché non è corredato da un vero bonifico bancario. «Consegneremo tutto il ricavato insieme», spiega la coordinatrice della raccolta fondi. Quando? «Ad aprile, probabilmente». Eppure la Barcaccia non gode di ottima salute. Tutt’altro. È segnata per sempre. È vero, è stata riaperta al pubblico in tempi record, con un intervento di restyling di somma urgenza eseguito in poco più di ventiquattrore dallo scempio, costato alla Sovrintendenza capitolina 17.500 euro. Ma non è finita qui. La stima dei danni è di oltre cinque milioni di euro, e «riguarda sia i danni diretti sulla fontana sia il danno di immagine subito dalla città», come ammette il Sovrintendente Claudio Parisi Presicce. Nella Barcaccia ci sono 110 scalfitture che resteranno nel Dna del monumento. E che avranno sempre bisogno di monitoraggi speciali. Se fino a venti giorni fa il regime di manutenzione previsto per la fontana gioiello di piazza di Spagna fissava interventi ogni sei mesi (anche per carenza di risorse), ora il personale tecnico della Sovrintendenza dovrà intervenire ognimese.
I CONTI Tradotto: si dovrà svuotare la fontana, controllare tutte le superfici soprattutto di quelle danneggiate per verificare la tenuta delle colle, delle resine e degli stucchi inseriti, eseguire una pulizia approfondita e una impermeabilizzazione della pellicola di travertino. Conti alla mano, un make-up di riparazione straordinaria stimato in 75mila euro (cifra solo preventiva, che potrebbe lievitare). Già qualche giorno prima di Pasqua, la Barcaccia subirà la prima operazione. Vanno poi messi in conto quei 209mila euro di fondi perduti, che corrispondono al costo dell’ultimo restauro concluso il 22 settembre scorso dopo quasi un anno di lavori. E del tutto vanificato dall’Arancia meccanica degli hooligan. E se per la Barcaccia è stato stimato un valore patrimoniale di 60 milioni di euro, il danno permanente causato dalle 110 scheggiature (non altro che il secentesco travertino polverizzato sotto le picconate folli di bottiglie di vetro) è stato calcolato in 1,2 milioni di euro. Un valore “morale” che oggi brucia.