(A.Austini) – La terza sconfitta in campionato (prima in casa) con la Samp ha certificato la crisi di risultati della squadra. Nel girone di ritorno i giallorossi viaggiano con una media-punti da retrocessione (1,13 a partita), nel 2015 hanno vinto appena due volte (più una a Rotterdam) e in casa non festeggiano un successo dal lontano 30 novembre. I tifosi sono esplosi dopo il colpo da ko inferto da Muriel, è il momento più teso degli ultimi due anni.
Lunedì solo Keita è stato risparmiato dai fischi, tutti sono finiti sul patibolo compreso Garcia che per la prima volta ha sentito degli insulti rivolti a lui dalla tribuna. «Non buttiamo il campionato!» è stato l’urlo del francese nello spogliatoio al termine della partita, prima di presentarsi in sala stampa e mettersi in discussione da solo: «Non sarò mai un peso per questo club, a fine stagione faremo i conti». Parole di un allenatore che si sente in bilico. L’aria attorno a Garcia è cambiata. I giocatori non lo seguono più come un tempo, perplessi per la sua incapacità di trovare alternative tattiche e per la gestione del gruppo non sempre meritocratica, vedi l’intoccabile (o quasi) Gervinho . Anche i dirigenti hanno qualcosa da imputare al francese nelle scelte. Lo vorrebbero più coraggioso e disposto a rischiare sui giovani pagati tanto e schierati pochissimo. Ad esempio Sabatini considera Sanabria un potenziale fenomeno, l’allenatore lo ha utilizzato solo a Cagliari.
A fine anno si traccerà una linea e molto dipenderà dal piazzamento finale. Difficile pensare a uno strappo, in ogni caso si andrà verso una soluzione concordata: avanti insieme oppure separazione consensuale (restano altri tre anni di contratto e ballano circa 15 milioni) a cui nessuno, tuttora, vuole ancora pensare seriamente a Trigoria. Idem a Boston, da dove Pallotta continua a ribadire piena fiducia al tecnico. E se Garcia va via? In Italia Sabatini può tornare su Mazzarri, ma gli piacciono di più Emery del Valencia, Pochettino del Tottenham e Schmidt del Bayer Leverkusen. Ma sarà Sabatini a scegliere l’eventuale erede sulla panchina? Il dirigente stesso è pronto a rimettere il suo mandato alla proprietà qualora la Roma dovesse crollare, magari dopo aver concluso la prossima sessione di mercato come fece alla Lazio e al Palermo. Il diesse considera Trigoria la sua tappa finale, vorrebbe chiuderla con un successo e al momento continua a intavolare trattative come se nulla dovesse cambiare. La scelta sarà sua, per Pallotta resta un’intoccabile.
E la squadra? Sarà rivoluzionata. Intanto ieri si è ritrovata faccia a faccia con Garcia. Dopo l’allenamento lunga e agitata riunione, poi pranzo obbligato al «Bernardini». Il tecnico ha alzato di nuovo la voce chiedendo una reazione, si è parlato degli errori tattici che vengono commessi e delle possibili soluzioni. Alcuni «senatori» hanno preso la parola, tra cui De Sanctis, Keita e Totti. «Conosco l’ambiente, bastano due-tre risultati positivi per sistemare le cose», l’analisi del capitano. «Ora conterò solo su quelli che mostrano carattere» ha annunciato Rudi. Per salvare anche se stesso.