(G. Di Giovanni) – «Sono un ragazzo tranquillo, che ama ascoltare la gente prima di prendere ogni decisione. Amo la mia famiglia e la mia ragazza, Veronica, che da due anni mi rende felice». Potrebbero sembrare frasi fatte, ma basta guardare in faccia Lorenzo Pellegrini per capire quanto è genuino. Sguardo buono, sorriso appena accennato, tipico dei ragazzi educati, e un grande amore: la Roma. «L’esordio a Cesena era inaspettato. Garcia mi ha fatto scaldare due volte, ma alla seconda mi ha detto “riscaldati e preparati”. A quel punto ho capito che era arrivato il mio momento». Somma, Verde e Pellegrini. Quasi un paradosso, per uno che si dice non veda i giovani. «Lui ha grande personalità – continua il centrocampista, in ritiro con la Nazionale Under 19 al Mancini Park Hotel di Roma per preparare la Fase Elite dell’Europeo – perché non è mai semplice puntare sui 18enni in partite importanti». E quella di Cesena lo era maledettamente. «È stata una soddisfazione dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto. Papà ha giocato a calcio ma non ha mai sfondato, dedico a lui questo momento. Certe volte si dice che i sacrifici li facciano i calciatori, ma io credo che li abbiano fatti di più i miei e Veronica».
CUORE DI ROMA Entrato in un momento delicatissimo della stagione della Roma, Pellegrini (gestito dalla coppia Pocetta-Ferro) elogia l’amore viscerale che la città ha per i colori giallorossi a dispetto dell’eccessiva pressione. «Roma è una piazza impegnativa, ma io la amo. I tifosi e la squadra devono soltanto sostenersi a vicenda. Sono dieci anni che gioco qui, per me questi colori sono tutto. Da romano, se dovessi continuare la tradizione di Totti, De Rossi e Florenzi, sarei orgoglioso e felice, anche se ovviamente c’è tantissima strada da fare». Giocare in prestito in Serie B (dove Viviani sta facendo grandi cose), nella prossima stagione, potrebbe essere la soluzione per crescere. «Per adesso sono concentrato sulla Primavera, che oggi considero la mia squadra. Ma un’avventura nel professionismo sarebbe importante per farsi le ossa. Per quanto riguarda questa stagione, non farei drammi se non fossi più utilizzato in prima squadra. Io sono giovane e la Roma è una squadra di campioni».
L’IDOLO Certo, esordire nella notte della rinascita calcistica di De Rossi, è più che affascinante per un romanista. «Lui è un calciatore unico – continua Pellegrini –. È stato criticato solo perché le cose stavano andando male. Ma lui sa come gestire le situazioni perché conosce alla perfezione la piazza. Per quanto mi riguarda, De Rossi è un esempio. Non soltanto dà consigli ai giovani, ma si prende cura di noi. A Cesena, per ogni pallone che giocavo e per ogni movimento che facevo, cercavo il suo sguardo, la sua approvazione. Mi ha guidato». E in comune con il primo De Rossi, Pellegrini ha il vizietto del gol (importantissimo quello segnato in Youth League contro il City). «Mi piace inserirmi e giocare da mezz’ala in un centrocampo a tre. Quest’anno avevo iniziato da regista e facevo fatica in zona gol. Poi ho cambiato ruolo ed è andata meglio. Gli obiettivi per l’immediato futuro? Vincere campionato e coppe con la Primavera e diventare un professionista a tutti gli effetti. Cercherò di ritagliarmi un po’ di spazio». E chissà che non riesca, col suo sguardo buono, a conquistare anche il pubblico di Roma, dopo aver conquistato De Rossi. E Veronica.