(S. Carina) – Per l’Osservatorio era stata «una cosa inaccettabile». Per De Sanctis il male minore anche perché «le istituzioni, essendo presenti, anziché lamentarsi di quello che è successo potevano dirci di non andare». A far discutere il colloquio/confronto sotto la curva Sud tenuto da alcuni calciatori della Roma con gli ultrà giovedì scorso. Ieri il Viminale, sulla scorta di episodi analoghi avvenuti in stagione (Cassano e Icardi in serie A, Pisa e Padova in Lega Pro) e ricordando quanto accaduto negli anni scorsi (in primis nel 2012 quando i calciatori del Genoa furono costretti a togliersi le maglie) ha convocato una riunione alla quale hanno partecipato la Lega Calcio (Brunelli), la Figc (Casamassima e Lotito), l’Aic (Tommasi), il Coni (Nepi), il Gos (Lauro) e laRoma (De Sanctis e Baldissoni).
L’orientamento emerso è quello di non recarsi più sotto le curve quando verranno avvertite delle situazioni di criticità, per tutelare sia le società che i calciatori: «È emersa l’esigenza di dare regole chiare che tutelino i calciatori», ha spiegato Massucci (vicepresidente Osservatorio). Indicazioni che ora dovranno essere recepite dal mondo del calcio attraverso una normativa federale nel codice di giustizia sportiva. Dal 26 marzo in poi, però, diverrà la priorità federale che la Roma ha già fatto sua: «Il club ha stabilito che i propri calciatori non potranno più recarsi sotto la curva a giustificarsi con i tifosi», afferma ancora Massucci. Un giro di vite che aleggiava nell’aria già nella mattina di ieri: «Non è conveniente che una squadra vada a trattare con i tifosi», le parole del presidente Figc, Tavecchio. Lo stesso De Sanctis, aveva prefigurato l’esito della riunione pomeridiana: «Si lavorerà perché non succeda più». In precedenza si era schierato con il portiere, il presidente del Coni, Malagò: «Trovo che De Sanctis abbia perfettamente ragione».