De Santis fece fuoco in direzione dei tifosi del Napoli solamente dopo essere stato raggiunto da alcune coltellate all’addome, «sopraffatto dagli aggressori». È questo il passaggio chiave della perizia conclusiva dell’indagine della procura di Roma sui fatti del 3 maggio dell’anno scorso quando, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, De Santis, noto alle forze dell’ordine con il nome di “Gastone”, ferì con un colpo di pistola il tifoso napoletano Ciro Esposito, morto dopo 53 giorni di agonia.
De Santis, per il quale è pronta la richiesta di rinvio a giudizio, è oggi accusato dalla procura di omicidio volontario, rissa aggravata e porto abusivo d’armi. Insieme a lui, però, con ogni probabilità la procura chiederà di processare anche i tifosi napoletani Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito per il reato di rissa aggravata. Stralciate, invece, le posizioni di quattro persone (durante lo svolgimento dei fatti avevano indosso caschi integrali) che avevano partecipato al fianco di De Santis alla rissa e a quella sorta di blitz violento per le strade del quartiere Tor di Quinto che l’aveva preceduta. De Santis e i suoi complici innescarono infatti la rissa lanciando petardi contro il pullman dei tifosi napoletani che si dirigeva verso l’area di parcheggio.
«È importante che sia stato riconosciuto che De Santis è stato oggetto, a sua volta, di una aggressione brutale», ha commentato l’avvocato di “Gastone” Tommaso Politi. «Faremo chiarezza al processo conclude Politi ma va messo in risalto come la procura abbia riconosciuto che in quelle fasi drammatiche il mio assistito è stato raggiunto da alcune coltellate come da noi detto fin dal primo momento».