(F. Licari) – Soldi. Una pioggia di soldi in arrivo per i club, a cominciare dalla prossima stagione. Si moltiplicano quelli da Europei e Mondiali, la cosiddetta «partecipazione agli utili» in cambio del rilascio dei convocati. Aumentano poi, a dismisura, i premi economici per la Champions e anche per l’Europa League: conseguenza della crescita inarrestabile dei ricavi, soprattutto quelli tv. Alla faccia di una crisi che qui sembra non esistere. Ma non solo euro, cambiano anche gli scenari politici: i rapporti con Fifa e Uefa sono sempre meno conflittuali, sempre più collaborativi. Al punto che, tra le numerose novità, ce n’è una davvero rivoluzionaria: nell’Esecutivo Uefa entrano già quest’anno, per la prima volta, due rappresentanti dell’Eca (l’associazione dei club europei) che si aggiungono a presidenti e dirigenti federali. Dal 2016 avranno anche diritto di voto. Sono cifre e decisioni che l’Eca comunicherà oggi, alla fine dell’assemblea in corso a Stoccolma, presenti numerosi club italiani: la Gazzetta è in grado di anticiparli.
UTILI ALL’EUROPEO Il principio della distribuzione degli utili per i club, nelle fasi finali di Europei e Mondiali, è ormai fuori discussione. Le squadre «perdono» i loro stipendiati, spesso per oltre un mese: in cambio ricevono una percentuale dei ricavi dei tornei. La crescita di questi benefit è notevole. Ha cominciato l’Uefa che, per Austria-Svizzera 2008, distribuì oltre 43 milioni di euro a tutte le squadre dei convocati (in proporzione ai giorni di presenza). In Polonia-Ucraina cifra più che raddoppiata (100 milioni), tra un anno in Francia addirittura 150. Ma con la nuova intesa Uefa-club, valida fino al maggio 2022, si aumenta ancora: a Europa 2020, il torneo itinerante che si giocherà anche a Roma, arriverà l’8% dei ricavi, con un minimo sicuro di 200 milioni.
UTILI AL MONDIALE Anche la Fifa aumenta la sua quota di partecipazione agli utili: 209 milioni di dollari per Russia 2018 e Qatar 2022 (ma per 32 o più finaliste, non le 24 dell’Euro). Anche per aiutare i club ad accettare il Mondiale invernale che un po’ stravolgerà calendari e ritmi della stagione. Erano appena 40 milioni di dollari a Sudafrica 2010, sono stati 70 milioni in Brasile. Ecco perché si discute anche di allargare il Mondiale a 36 o 40 squadre: significherebbe aumentare i diritti tv, cosa che consentirebbe di aumentare anche i premi senza pesare troppo sulle casse di Zurigo.
W LE COPPE EUROPEE! Ma i soldi veri, pesanti, che nel calcio del futuro cambieranno mercato e strategie tecniche – creando due categorie di club, chi può e chi non può – sono quelli della Champions (e, in Inghilterra, anche quelli dei diritti tv «monstre» della Premier). Nel ciclo 2012- 15 la Champions valeva 1,4 miliardi di euro all’anno; l’Europa League 243 milioni; totale 1,66 miliardi. Per il nuovo ciclo 2015-18, dal prossimo anno, l’aumento totale è incredibile: +32%. I ricavi Champions schizzano a 1,9 miliardi, quelli di Euroleague a 300 milioni. Aggiungendo ticketing e hospitality delle finali, si arriva a 2,24 miliardi per le due coppe. Cifre spaventose che hanno una conseguenza inevitabile: far aumentare anche i premi per i club partecipanti (naturalmente, per chi resta fuori dalle coppe, sono sempre più guai).
CHAMPIONS DA MILIONARI In dettaglio: la Champions distribuiva circa un miliardo, adesso passa a 1,26; l’Euroleague sale da 230 a 380 milioni; aumentano anche i premi per i playoff (50 milioni). La vendita di diritti tv e commerciali dei due tornei è stata collettiva e la distribuzione finale sarà solidale: così sarà possibile aumentare ricavi e premi del torneo minore, e renderlo più interessante per chi si qualifica (infatti l’Euroleague ricava 300 e ne distribuisce 381). Senza dimenticare che la vincente si qualifica di diritto alla Champions. Altra (bella) novità: i risultati individuali conteranno più dei diritti tv e commerciali della nazione. Come? Cambiando la distribuzione tra premi per risultati e market pool: fino a oggi la percentuale è 55%-45%, dal 2015-16 si passa a 60%-40%. Esempio: la prossima Champions distribuirà, alle 32 finaliste, 724 milioni per i risultati e 482 milioni per il market pool.
POGBA VALE UNA CHAMPIONS Il grafico rende l’idea. Con le cifre di oggi si può arrivare a 43 milioni di premi per risultati, e quasi raddoppiare la cifra con il market pool. Esempio: se la Juve va in semifinale, battendo il Monaco, avrà sicuri nelle casse 73 milioni (senza contare il botteghino). Se i bianconeri svolgessero lo stesso cammino l’anno prossimo, magari approfittando ancora una volta dell’eliminazione delle altre italiane (cosa che aumenta la loro quota di market pool), potrebbero avvicinarsi ai 95 milioni. Come dire: Pogba vale una Champions. Infatti aumenterà anche il market pool, sebbene la sua quota scenda al 40% del totale: i soldi sono comunque di più, e il ricchissimo contratto tv italiano, secondo solo a quello inglese, porterà il nostro market pool da 80 a oltre 90 milioni complessivi. Chi si prende la coppa, insomma, può vincere 100 milioni, più il botteghino. In Europa League le cifre restano lontanissime, ma un successo può portare nelle casse oltre 25 milioni. Aumenta anche la Supercoppa: 4 milioni al vincitore, 3 al perdente.
CLUB E POLITICA: FIFA Non è finita. Il primo storico memorandum firmato da Eca e Fifa, valido fino al dicembre 2022, prevede anche: 1) la creazione della commissione per il calcio professionistico, di cui faranno parte Fifa, Uefa e sindacato giocatori, dove saranno discusse tutte le questioni da proporre ai comitati Fifa; 2) la conferma dell’assicurazione ai giocatori in caso di infortuni in nazionale (estesa adesso anche alle donne); 3) la partecipazione alla definizione del calendario internazionale e dello statuto dei giocatori.
CLUB E POLITICA: UEFA L’accordo con l’Uefa, allungato al maggio 2022, implica, oltre all’entrata nell’Esecutivo, la creazione del consiglio dei calcio dei club: organo che potrà rivolgersi direttamente all’Esecutivo su tutte le questioni. Insomma, i club in Europa diventano soggetto politico e non più semplice controparte, spesso «rivale ». Con due dirigenti italiani sempre ai vertici del Board dell’Eca: Umberto Gandini (Milan), primo vicepresidente, e Andrea Agnelli (Juve). Poi, è vero, ogni tanto si riparla di Superlega, ma non sarà facile creare un torneo migliore e più ricco della Champions. Questo, e la «pace sociale» tra grandi club e grandi istituzioni, voluta soprattutto da Michel Platini, allontanano per i prossimi anni qualunque spettro di secessione. I tempi del G8, e della cause miliardarie alla Fifa, sembrano preistoria.