(A. Angeloni) – «Cuore, onore e sudore: ciò che mi avete chiesto vi ho dato. E con il vostro amore mi avete ripagato». Morgan De Sanctis compra la pagina di un giornale e saluta i suoi (ormai) ex tifosi azzurri dopo 175 partite, 15.840 minuti giocati e 191 reti incassate.
Siamo all’estate del 2013, il portiere e leader della squadra di Mazzarri riceve il benservito, ringrazia la sua gente ma si porta appresso un pizzico di rancore verso una società che lo ha appena scaricato, lasciandole pure sul tavolo anche un bel po’ di soldi. Il Napoli, ormai di Benitez, fa altre scelte, per certi versi coraggiose. E chi prende? Il fido di Rafa, Pepe Reina e Rafael Cabral Barbosa, ventitreenne (ora venticinquenne) numero uno brasiliano, proveniente dal Santos. Fin qui tutto normale, lo è un po’ meno se si pensa che proprio Rafael è stato inseguito e bloccato dalla Roma fino a metà luglio, cioè fin quando il Napoli non ha deciso di mettere le freccia e assicurarsi pure il portiere brasiliano, approfittando del tentennamento della Roma, stoppata nell’acquisto dal nuovo allenatore, Rudi Garcia. Quindi, Rafael al Napoli, De Sanctis in giallorosso.
L’ex tecnico del Lille ha preferito così, optando per l’esperienza, senza avventurarsi in rischi che in quel momento non si potevano correre. Guardando il rendimento e la continuità da titolare, senza dubbio, è andata meglio a Morgan, protagonista di una stagione molto positiva, finita con un secondo posto Champions dopo aver provato a soffiare lo scudetto a una Juventus da record. Come squadra è andata meglio il Napoli, che ha vinto due coppe, mentre la bella Roma di Garcia non ha vinto un bel niente. E Rafael? Il primo anno alla fine ha fatto la riserva di Reina: l’esordio in campionato il al San Paolo, dicembre 2013, subendo tre reti e quello in Champions non va meglio, il Napoli batte l’Arsenal ma lascia l’Europa, il brasiliano chiude l’incontro senza subire reti. A febbraio poi, si rompe il ginocchio (in Europa League contro lo Swansea City) e addio sogni di gloria. Meglio quest’anno, quando da titolare (Pepe non è stato riscattato) è protagonista della Supercoppa italiana 2014 contro la Juventus, parando due rigori.
Quest’anno invece la stagione di Morgan non è stata esaltante come la prima, quando, pronti-via, ha conquistato subito i nuovi tifosi, non con una pagina di giornale, ma con una discorso da condottiero il giorno della difficoltosa presentazione all’Olimpico, primo appuntamento dopo il derby di coppa Italia perso in finale contro la Lazio. Quest’anno nessun discorso, ma ha continuato ad essere considerato un leader dello spogliatoio e il titolare della squadra. L’infortunio al gomito e la conseguente operazione effettuata ad inzio estate gli hanno però condizionato la stagione. Qualche erroruccio, qualche uscita a vuoto anche verbale (dopo Cska-Roma) e l’annata va frantumandosi settimana dopo settimana.
TUTTO DA RIFARE – Due anni dopo, è tutto da rifare: il Napoli molla Rafael, finito in panchina dopo qualche battuta a vuoto (vedi la trasferta a Palermo), e al suo posto sceglie Mariano Gonzalo Andújar, trentaduenne, argentino, in questo momento più affidabile secondo Benitez. Le scelte di due anni fa, di Napoli e Roma, sono praticamente azzerate. I giallorossi sono a caccia di un portiere, perché Morgan, che ha rinnovato, farà per un anno il secondo e poi (forse) il dirigente in giallorosso; Andujar finirà la stagione ma il club ha puntato Luigi Sepe, classe ’91 di Torre del Greco, che sta facendo molto bene nell’Empoli di Sarri. La storia di De Sanctis anti Napoli ha due facce. Due volte vittorioso all’Olimpico e tre volte sconfitto al San Paolo. Domani si pareggia il conto e per Morgan sarà la sua ultima da titolare come ex Napoli. Poi arriverà Handanovic. Forse.