(D. Stoppini) Il Giardino (di) Naxos è tornato verde. È risbocciato, l’inverno aveva colpito anche lui. Come dar torto in fondo a uno come Kostas Manolas, nato con un mare da sogno davanti agli occhi, scelto dalla vita per fare il difensore centrale, portato dalla carriera alla Roma, in un’altra Roma. Quella pensata, quella immaginata, non l’ha mai vista. Quella con Castan come compagno di viaggio, coppia centrale che forse avrebbe cambiato i destini di molte partite, magari pure di qualche competizione. Ce n’era abbastanza per deprimersi, lontano da quel mare, lontano da un obiettivo sognato e neppure sfiorato, stritolato dall’idea di doversi fissare un piazzamento – leggasi secondo posto – da centrare ad ogni costo. Tutto è questo è passato per la testa di Manolas. Con allegati vari, come la lite con De Sanctis, qualche scambio di vedute con Rudi Garcia e il suo staff, ogni tanto la sensazione diffusa di non riuscire a dare il massimo, perché continuamente inseguito da problemi fisici sparsi, schiena su tutti, mal gestiti.
LUI E CASTAN Kostas si è messo tutto alle spalle. Si è caricato la Roma sulle spalle, perché nel cambio di filosofia di Rudi Garcia un ruolo centrale lo giocano proprio i difensori. E Manolas contro il Napoli non a caso è stato tra i migliori in campo, un modo per dar ragione alla svolta tattica del francese, ma soprattutto per tornare il muro ammirato a inizio stagione, quello che aveva convinto molti ad azzardare paragoni sconfinati con Benatia. Il peggio è passato, il meglio deve ancora venire, giurano a Trigoria, convinti come sono di aver in rosa uno dei migliori difensori del campionato nel duello fisico con i centravanti avversari. I problemi semmai sono altrove. Sono nella fase di impostazione del gioco e nel difetto di personalità che spesso al greco è stato imputato. Ed è qui che torna alla mente l’assenza di Castan: sì, perché le lacune con il pallone tra i piedi sono figlie anche (o soprattutto?) dell’assenza del brasiliano. Ma il futuro è adesso. Sarà anche nelle prossime partite, magari entro la fine del campionato: prove di coppia Manolas-Castan, un’occasione potrebbe esserci entro il 31 maggio. Ieri, intanto, Leo ha twittato la sua felicità postando una foto con il pallone, dopo una parte di allenamento svolto con il gruppo, fatto appunto di possesso palla.
PUNTO FERMO Ritorno alla normalità, il Torino ora come nuovo esame, ulteriore passo nella volata per la Champions League. Cesena e Napoli valgono zero gol subiti, sei punti in classifica e un secondo posto mantenuto. Domenica altra storia, altri attaccanti da fermare e progressi da confermare. A Trigoria raccontano che discutere con Manolas non sia proprio la migliore delle esperienze da raccontare, come pure averlo da avversario nelle partitelle in famiglia. «È il più rompiscatole della squadra», ha scherzato (ma non troppo) sul compagno ieri Leandro Paredes. Faccia da duro, capelli un po’ occasionali ma conta la sostanza, la ciccia. La storia ha detto che l’accoppiata con Yanga-Mbiwa ha funzionato poco e male. Ora le cose vanno meglio. Girano grazie anche da Astori, che per caratteristiche è quello che in rosa assomiglia di più a Castan. Non casuale, neppure banale immaginando la Roma che verrà. Della quale Manolas farà sicuramente parte, nonostante la corte di qualche club europeo. L’Arsenal aveva provato a prenderlo un anno fa e adesso non ha certo dimenticato il suo nome. Ma c’è da giurare che là dietro alla Roma ripartiranno dalla lingua greca. L’hanno sempre pensato. Figuriamoci ora che l’erba intorno a lui è ritornata verde.