(E. Sisti) Foglie gialle, alcune grandi come striscioni, svolazzano su Trigoria trasformando la primavera in autunno. La Roma è un club che, specie se malgestito, assorbe al 100% le oscillazioni di bene e male che il suo ambiente produce e rimanda, un ambiente capace di gioie immotivate (di tanti), di amore vero (di tutti) e di improvvisi o interessati voltafaccia (di pochi): «In Italia», sostiene Garcia, «la giustizia sportiva andrebbe ripensata e migliorata. Qui c’è un solo uomo che giudica e condanna. Negli altri paesi si riuniscono commissioni che discutono a lungo». Sulla spaccatura dei tifosi provocata dal duro intervento di Pallotta, Garcia replica virando sull’amore: «Li considero dei capricci fra innamorati». Bastasse questo. E mentre il presidente ha già iniziato il restauro dell’insoddisfacente corpo dirigenziale e sanitario (arriveranno Ed Lippie e Alex Zecca), la Roma deve continuare a ragionare per minuti, nemmeno per partite, deve imporsi di non cercare più la bellezza, tanto non la trova, e badare al concreto.
Così ha riportato due vittorie consecutive, così può tentare di salire a tre oggi contro il Torino del “bomber” Glik. «I numeri dicono che per noi è più semplice in trasferta». Ma è un fatto che negli ultimi tempi l’Olimpico assicura più gogne che sostegno. Lontano da contestazioni e minacce la squadra può restare concentrata più a lungo. Deve battere due avversari, quello di giornata che ha davanti e quello che, finora, ha dietro in classifica: la Lazio. Nessuno sa cosa potrebbe provocare a livello psicologico una discesa al terzo posto. Forse una reazione, certo, ma forse anche un virus demotivante. Tornerà Totti, Ibarbo può partire dal 1’, De Rossi sarà in campo nonostante il problema alla vertebra. Cuore e maglia per dire no alla Lazio.