(F. Biacnhi) – Ci sono stadi, più che avversari, che risultano indigesti a prescindere. L’anno scorso la Roma volava, sembrava davvero l’anno giusto: 10 vittorie di fila a inizio campionato. Non si poteva immaginare che sarebbe stato il Torino a fermare la grande corsa. Invece la super orchestra di Garcia si blocca nella casa dei granata: 1-1. È l’inizio della rimonta Juve. Ora, con un altro 1-1 la Roma subisce il sorpasso della Lazio al secondo posto. Che anche lo stadio del Torino si chiami Olimpico è curioso. Nel suo, di Olimpico, prima di battere il Napoli la Roma ha collezionato 6 pari e una sconfitta. Ma quella è la storia di una Roma che si è sgonfiata da una parte, questa di una Roma che all’Olimpico del Toro non gliene va bene una. L’anno scorso furono polemiche per una spinta di Meggiorini a Benatia sul gol granata e per un rigore non dato a Pjanic. Anche stavolta i dubbi arbitrali ci sono, ma da entrambe le parti. È nel merito che a Garcia non andrà giù questo pari. Sta stretto, non c’è dubbio. Ma le cause sono chiare: una indiscutibile idiosincrasia al gol.
LA CHIAVE Al tecnico francese, si sa, piace mischiare le carte: avrà fatto la stessa formazione sì è no un paio di volte. Per l’occasione ha fatto sedere Totti in panchina e schierato Ibarbo per la prima volta dall’inizio. Occasione perduta. L’ex freccia ormai spuntata del Cagliari ha deluso parecchio: si è mangiato un gol di testa tutto solo. Per tacere di un altro paio di ghiotte chance. I compagni d’offesa hanno combinato poco di più. La Roma sta meglio da qualche tempo. Col Torino ha forse giocato la miglior gara degli ultimi mesi come manovra e personalità. Ha tenuto sempre sotto scacco il Toro, chiuso nella propria metà e speranzoso delle ripartenze di Bruno Peres. Ma una volta arrivata sotto porta s’infrangeva contro Glik e compagnia o sbagliava le conclusioni o i tempi d’entrata. Ci è voluto un rigore, piuttosto dubbio, e un jolly come esecutore per sbloccare la situazione. Florenzi, terzino per l’ennesima volta, l’ha costruito e poi firmato. Ha pescato con un pallonetto De Rossi il quale si è lasciato andare sul contatto con Moretti. Poi è subentrato l’altro problema della Roma: quello di non riuscire a tenere il risultato. Col Napoli era andata bene, col Torino no.
EFFICACIA MASSIMA I granata hanno pareggiato presto, con l’unico tiro in porta del loro match. Autore Maxi Lopez, appena entrato per Martinez, che purtroppo per il Toro non si chiama Jackson: disastroso. L’argentino ha finalizzato un recupero da centometrista di Peres sul lancio di Darmian che Vives ha perfezionato con un delizioso scavetto. La Roma ha protestato: palla oltre la linea. Invece non era uscita del tutto. Ma al di là del dubbio, Holebas s’è lasciato bruciare e i centrali sono stati poco reattivi. Poi il Toro, in ripartenza, si è fatto vedere nella metà campo rivale, visitata solo in punta di piedi nel primo round. Questo per il semplice fatto che la Roma si è allungata. Creando parecchie occasioni, incluso un palo colpito da Florenzi. Il jolly della Roma era appena salito nel tridente. Data l’insostenibile pesantezza del gol, Garcia le ha provate un po’ tutte (tranne Totti). È stato anche sfortunato, ma forse avrebbe potuto cambiare prima. Doumbia è entrato per un Ljajic solo bollicine a 15’ dalla fine. Florenzi si è spostato avanti più tardi, quando il francese ha finalmente deciso di togliere Ibarbo. È stato il momento più incisivo della Roma. Ma oltre il palo, nulla. Uçan, mossa della disperazione, non ha cambiato le cose. Che son cambiate in classifica: ora la Roma ha cambiato suo malgrado la squadra, e l’obiettivo, da inseguire