(A. Austini) Seimilacinquecento chilometri di distanza e due realtà spesso opposte. La Roma vista dall’interno è ben diversa da quella percepita a Boston, dove vive Pallotta in continuo contatto con Trigoria. Sempre di più, perché il presidente, come direbbero da queste parti, si è parecchio «fomentato» col passare del tempo e la sua presenza nella vita societaria è in progressivo aumento.
Dopo un periodo di studio degli usi e delle abitudini del sistema calcio italiano, dell’approccio dei media decisamente più «aggressivo» ad esempio, James ha iniziato a intervenire in prima persona con frequenza, alzando i toni a livelli sin troppo alti. Difficile credere si sia ispirato ai vari De Laurentiis, Lotito (decisamente no), Zamparini, ma oggi l’immagine mediatica di Pallotta si sta avvicinando a quella del tipico proprietario di un club di serie A. Vulcanico, irascibile, brusco: un nuovo «coatto» del pallone.
L’ultimo esempio la scorsa notte, quando, dopo un consulto telefonico col dg Baldissoni, ha di nuovo utilizzato il profilo Twitter in lingua inglese della Roma per smentire le ricostruzioni giornalistiche che lo descrivono intenzionato a rivoluzionare Trigoria a fine stagione. «Ma dove escono queste invenzioni?» si chiede polemicamente l’irascibile Jim, che ha raggiunto i livelli di massima popolarità nazionale con la sua dura presa di posizione contro gli ultrà in seguito agli striscioni esposti all’Olimpico contro la madre di Ciro Esposito.
I «fuckin idiots» della Curva gli hanno fatto saltare i nervi con le loro «stronzate» (le ha definite così), ma non è certo la prima volta. Pallotta è anche questo, semplicemente ora ha iniziato a mostrare ai romanisti il suo lato duro. La prima «picconata» in pubblico l’ha data alla fine della scorsa stagione, quando se la prese con gli stessi ultrà per il mancato supporto durante Roma-Juventus. «I tifosi dovrebbero sostenere la squadra piuttosto che altri interessi», la stilettata del bostoniano. Anche in quella occasione la Sud si «concentrò» sulla vicenda di Esposito, esprimendo solidarietà a Daniele De Santis, il presunto omicida del napoletano. Questione di mentalità: in America una dinamica del genere non è neppure immaginabile.
Del carattere di Pallotta ne sa qualcosa Benatia, accusato dal presidente di aver «mentito a me, Garcia e tutta la squadra» dopo la cessione al Bayern Monaco. Parole al veleno riservate in passato anche a Lotito, che a detta del patron giallorosso «rilascia dichiarazioni sciocche e che denotano ignoranza intorno agli aspetti economici del nostro club». E la prossima volta che si incontreranno, «gli parlerò come si fa con un bambino, scandendo bene tutte le sillabe».
Dalle parole ai fatti, come intende rilanciare la Roma Pallotta? Nei programmi della proprietà, a quanto pare, non c’è alcuna rivoluzione nei ruoli chiave. Se Sabatini e Garcia se la sentiranno di andare avanti resteranno solidi al loro posto. Ma non da soli: oltre a twittare i suoi pensieri il presidente, sin dall’inizio, vuole essere tenuto al corrente giorno per giorno di tutte le decisioni. Di mercato e di campo. La rivincita, quindi, vorrebbe prendersela con i suoi uomini di fiducia. Italiano o americano che sia, il proprietario di una squadra ha un unico modo per convincere tutti: vincere.