(S. Carina) – Sarà anche come ricordava ieri Paredes che «Totti per la Roma è come Riquelme per il Boca», di fatto una leggenda. Tuttavia a San Siro il capitano giallorosso rischia di andare incontro alla terza panchina consecutiva. E il paradosso è che l’eventuale esclusione non è legata nemmeno al recupero di Doumbia (che al 99% ci sarà): giochi o meno l’ivoriano, la carta di riserva in caso di forfait del centravanti non è l’impiego di Totti ma Pjanic in posizione di trequartista (con l’inserimento di Keita in mediana) dietro a Ibarbo e Gervinho. Nelle gerarchie di Garcia, il colombiano ha scalato diverse posizioni (anche per la duttilità tattica mostrata, visto che con lui la Roma passa spesso dal 4-3-3 al 4-4-2) mentre l’ex Lille è da sempre il pupillo del tecnico. Se Ljajic (ancora in forse) potrebbe al massimo essere una carta da giocarsi in corsa, più incisiva rispetto all’involuto Iturbe, ecco che il tridente anti-Milan, a meno di sorprese in extremis, è pronto.
CONSUETUDINE ANOMALA – Totti fuori, quindi. Semplice scelta tecnica. Quella di Francesco in panchina sta diventando una consuetudine anomala. «Non gioca perché serve il centravanti»; «Non gioca perché preferivo due attaccanti veloci»; «Non gioca perché a 38 anni non regge tre gare in una settimana»; «Non gioca perché come si fa a cambiare formazione quando sei reduce da due vittorie?»: quale sia l’interlocutore interpellato a Trigoria, cambiano le motivazioni ma il risultato è sempre lo stesso. La novità è che quello che prima faceva quanto meno notizia (a proposito: seguito Masuaku, terzino sinistro dell’Olympiacos) sta diventando la normalità a tal punto che anche i compagni di squadra, per ultimo De Sanctis, non si stupiscono più se il capitano è escluso dall’undici di partenza: «Lui sa che quello che conta è il secondo posto», ha detto il portiere. Che Totti abbia avvertito una flessione è evidente: nel girone di ritorno, in sua assenza i punti sono stati 14 (su 18), grazie a 4 vittorie e 2 pari. Con lui in campo solo 9 (su 27), frutto di una vittoria, 6 pareggi e 2 sconfitte. Anche se, è bene ricordarlo, in queste gare non è che gli altri compagni di reparto volassero, Gervinho in primis. Ieri l’ivoriano è tornato sul suo momento-no che si protrae oramai dall’inizio del 2015: «Andiamo a Milano per vincere – ha spiegato a Sky – Quando sono rientrato dalla coppa d’Africa ero un po’ affaticato, oltretutto la squadra in quel periodo aveva perso brillantezza. Un bomber alla Tevez o alla Higuain? Se arriveremo secondi, arriverà. Segno poco? Colpa di Totti che mi fa meno assist», la sua battuta.
Nell’attesa, la Roma si consola con Doumbia. Ieri l’ivoriano ha lavorato a parte ma oggi sarà in gruppo. Per la terza volta consecutiva, la prima da quando è in Italia, Garcia dovrebbe riproporre la stessa formazione.