(L. Valdiserri) Per rianimare il Milan, che veniva da tre sconfitte consecutive e che è sotto contestazione permanente da parte della sua curva, ci voleva la partita perfetta. Ma al contrario. Ci ha pensato la Roma che è riuscita a far segnare a Destro il gol dell’ex, sbagliare tre uomini su tre nel fronte d’attacco, intristire Totti per la terza volta di fila in panchina e perdere Gervinho per infortunio muscolare (il 31° della squadra) probabilmente fino al termine del campionato. Un harakiri di proporzioni galattiche perché per lunghi tratti della partita sembrava che il Milan fosse la squadra in corsa per il 2° posto e la Roma a fine stagione con nulla da chiedere, così come Inzaghi è sembrato un allenatore in controllo della partita e Garcia un tecnico arrivato alla fine del suo mandato.
Il risultato è giusto e questo è il miglior complimento per il Milan e la peggiore condanna per la Roma. Le squadre di blasone sono quelle che si rifiutano di sbracare completamente anche nelle stagioni in cui è andato quasi tutto storto e così hanno fatto i rossoneri. La Roma esce invece da San Siro con la seconda sconfitta in un mese, ma con l’aggravante di aver giocato molto peggio che contro l’Inter. Proprio nella settimana della sentenza Uefa sul fair play finanziario era necessario dare un segnale importante, avvicinandosi ai milioni certi che la Champions garantisce solo a chi arriva secondo. Non si è visto nulla di tutto questo, se non quando sono entrati Iturbe e Totti. Troppo tardi.
La Roma ha giocato a ritmi bassi e si è fidata della formazione, ma soprattutto del cambiamento genetico delle ultime partite, vincenti ma senza gioco. Una squadra che «lavora come un fabbro» (Garcia copyright) ma giocare male prima o poi si paga. Inzaghi ha preparato la gara con lanci lunghi a scavalcare il centrocampo, cercando di sorprendere la Roma sulle fasce. Costruisce due clamorose occasioni nel primo tempo (Honda, il migliore, e Bonaventura), sventate da De Sanctis. Il portiere, però, non può nulla al 40’: Pjanic perde male palla a centrocampo e rientra anche peggio su Honda, che arriva sul fondo e crossa al centro. Astori fa un movimento completamento sbagliato, non seguendo il taglio di Van Ginkel, che appoggia facilmente in rete.
La Roma del primo tempo è solo un’azione personale di Gervinho appena cominciata la gara e un palo di Manolas su azione da calcio d’angolo. Ma sono lampi nel nulla. Gervinho, che si era già bloccato in contropiede al 26’ (Garcia dovrebbe cambiarlo subito), resta in campo altri tre minuti e poi crolla a terra. Problema muscolare alla coscia destra. Entra Ljajic e non Totti. Il serbo, che si è fatto curare la schiena in settimana, non sembrerà per un’ora in condizioni fisiche adatte a una gara in salita.
Nella ripresa si attende la riscossa della Roma e arriva invece il raddoppio di Destro, che salta molto più alto di Astori su un cross di Honda mal valutato da De Sanctis anche per un tocco involontario di Ibarbo. Curiosità: Destro è in prestito oneroso al Milan per 500 mila euro, mentre la Roma ha pagato 1 milione e mezzo al Catania per Spolli, mai utilizzato. Quello che si dice un affare. Garcia corregge la formazione sbagliata con Iturbe e Totti. Il primo conquista un rigore, il secondo lo segna. La Roma cerca il pari ma non arriva nemmeno quello. San Siro quasi non ci crede. Inzaghi, espulso nel finale, festeggia in spogliatoio.