(G. Piacentini) Aveva fiutato l’odore del pericolo, Rudi Garcia. E così dopo la prestazione della Roma al «Meazza», in netta controtendenza rispetto ai piccoli passi in avanti mostrati contro Sassuolo e Genoa, assume un significato diverso anche l’appello della vigilia del tecnico francese, che aveva richiamato tutti ad una maggiore concentrazione sul campo e non sulle questioni esterne.
Invece quella scesa in campo ieri sera a San Siro è stata una Roma distratta, svogliata, assente per larghi tratti di gara e senza idee, che è riuscita nell’impresa di resuscitare una squadra, il Milan, reduce da tre sconfitte consecutive e data già per morta. Un atteggiamento inspiegabile per una squadra che fino a ieri sera era padrona del proprio destino nella lotta per il secondo posto, e che invece oggi rischia il contro sorpasso da parte della Lazio e di ritrovarsi il Napoli a soli due punti. Un atteggiamento che Rudi Garcia non ha capito.
«Alla fine della partita ho visto la mia squadra chiedere altro recupero all’arbitro: stavano a discutere per trenta secondi ma noi abbiamo perso un’ora di gioco, è questo il problema. Siamo partiti bene per quindici minuti, abbiamo colpito un palo ma non siamo stati efficaci e poi abbiamo abbassato troppo il ritmo, per una partita così importante. Devo fare in modo che la rosa reagisca, forse non hanno capito che mancano ancora poche partite e la strada giusta era quella con il Sassuolo e il Genoa, non quella col Milan».
In molti erano pronti a scommettere sul gol di Destro. «Il calcio è così. Può capitare che un giocatore in prestito segni contro la sua squadra, sono contento per Mattia ma sono arrabbiato per come abbiamo subito i gol, perdendo noi la palla. L’errore di un singolo ci può stare, ma ci sono calciatori a centrocampo per cui è vietato perdere la palla. Sapevamo che il Milan era bravo nelle ripartenze e noi gli abbiamo facilitato il compito. È stata solo colpa nostra, non abbiamo mostrato la grande voglia che dobbiamo avere in ogni partita, le giornate che mancano sono sempre meno: abbiamo tre finali da giocare con un ritmo alto».
Non è servito a niente il gol su rigore di Francesco Totti, il settimo in campionato (più due in Champions), il numero 242 in serie A, che dopo essere partito per la terza volta consecutiva in panchina, con le sue giocate ha provato a riportare in partita la Roma.
Tra le cose più belle della serata, l’applauso che gli hanno dedicato i tifosi del Milan al momento del suo ingresso in campo. Stamattina intanto B. Chiude il d.s. Sabatini: «Una prova inquietante».