(U. Trani) – La settimana del derby, anche per lo slittamento a lunedì, diventa automaticamente più lunga. Per la Roma e non per la Lazio. Garcia l’ha accorciata prima di conoscere la decisione della Lega (o forse proprio perché sicuro di come sarebbe andata a finire), concedendo 2 giorni liberi. La motivazione è semplice: psicologicamente i giocatori sono abbastanza provati, meglio farli stare distanti da tecnici, compagni e dirigenti. Meglio non pensare ancora a quella sfida che può cambiare, in un senso o nell’altro, la storia della stagione. La partita di lunedì inciderà sul futuro, perché le strategie societarie dipenderanno anche dagli introiti sicuri che la Champions garantisce con l’accesso diretto alla fase a gironi. Domani parte la preparazione mirata del match (da non escludere il nuovo mini ritiro: giovedì, sabato e domenica). Luci e ombre stanno accompagnando i giallorossi verso il traguardo: saranno analizzate al video e in allenamento.
VANTAGGIO DA SFRUTTARE – Il punto in più in classifica, a 2 giornate dalla conclusione del torneo, può fare la differenza. Perché permette alla Roma di avere 2 risultati su 3 nel derby. Con il successo conquisterebbe il secondo posto con 1 turno d’anticipo; con il pari avrebbe il match ball in casa contro il Palermo che non schiera più Dybala.
SINTONIA RITROVATA – Dietro al gol di Nainggolan contro l’Udinese c’è l’azione migliore della Roma nella partita di domenica sera, con il feeling, tecnico e anche tattico, tra Pjanic e Totti che fa lievitare la qualità di un gruppo modesto e sfiduciato. Insieme sulla fascia destra a costruire l’azione del pari. Mire e Francesco si sono scambiati le posizioni, il primo salendo spesso da trequartista e l’altro abbassandosi a centrocampo quasi da regista.
STRISCIA POSITIVA – La Roma, spesso soffrendo e rischiando, ha comunque vinto 3 delle ultime 4 gare. L’unico black out a San Siro contro il Milan. I 9 punti su 12 a disposizione sono serviti per riprendersi il secondo posto, evitando di incrementare la quota di pareggi che, 13 solo in campionato, ha complicato il percorso soprattutto nel 2015.
ATTACCO IN CRISI – I due gol di Doumbia contro il Sassuolo, 29 aprile, e il Genoa, 3 maggio, sono gli unici realizzati da una punta su azione negli ultimi tre mesi. Prima dell’ivoriano, solo la rete di Totti, il 22 febbraio al Bentegodi, contro il Verona (ol capitano ha anche trasformato il rigore, il 19 aprile all’Olimpico, contro l’Atalanta). A segno sono andati solo centroampisti e difensori: da Keita a De Rossi, da Florenzi a Pjanic. Nainggolan a Torosidis, i due marcatori della gara contro l’Udinese, confermano quanto il reparto, il 7° del torneo, non sia mai affidabile. Ibarbo qui è ancora a digiuno, Iturbe non fa centro in campionato da ottobre, Gervinho ha chiuso la sua annata deludente il 9 maggio a San Siro e anche il capocannoniere Ljajic ha detto stop l’8 febbraio al Sant’Elia contro il Cagliari. Nessuno in doppia cifra.
IDENTITÀ SMARRITA – La Roma ha smesso di giocare da 6 mesi. Tatticamente è confusa e disorganizzata. Se attacca, si sbilancia. Se difende, si distrae. L’assetto è lungo, e quindi vulnerabile, per 2 motivi: 1) la voglia, soprattutto all’Olimpico, di strafare, per accontentare il pubblico; 2) la paura, sempre in casa, di prendere gol, tanto da lasciare qualche sentinella davanti a De Sanctis. Non è più squadra. Ognuno va per conto suo.
SENZA FIATO E CORSA – Seconda in classifica e ultima come condizione atletica. Fisicamente solo Florenzi e Nainggolan danno garanzie, a sprazzi Manolas. Uno scatto e un recupero degli altri vengono dalla rabbia più che dalla preparazione. Triste, ma vero.