Ieri i presidenti federali di tutto il mondo lo hanno riconfermato alla guida della massima organizzazione calcistica internazionale. Il presidente uscente ha giocato in difesa, sicuro del vantaggio già acquisito, nel suo discorso ha cercato di compattare le fila e di superare il momento di estrema difficoltà. «Ci vuole un’evoluzione non una rivoluzione. Mi si rende responsabile della tempesta che coinvolge la Fifa, lo accetto. Ma datemi la possibilità di risalire: in questi tempi difficili serve un leader di esperienza, forte, che conosca tutte le implicazioni». Aristocratico, romantico, poco convincente l’appello dell’antagonista Al Hussein. «La mia elezione sarebbe il primo passo verso il cambiamento, vi chiedo di unirvi a me, vi chiedo solo di ascoltare la vostra coscienza e ascoltare i vostri cuori». Ingenuo. Pochi i delegati coscienziosi. Blatter riceve 133 voti, il Principe giordano solo 73: ha soltanto i voti delle federazioni europee, quelli del Nord America e dell’Oceania. Pochi, troppo pochi. L’Africa, l’Asia, il Sudamerica, tutto il resto del mondo è con Blatter che oggi inizia il suo quinto mandato dopo il ritiro di Al Hussein che rinuncia alla seconda votazione a maggioranza semplice. Per Blatter sarà un cammino pieno di ostacoli perché il consenso dei delegati va decisamente in controtendenza rispetto agli sponsor che sono in gran parte statunitensi (Visa, Mc Donald’s, Coca Cola) che sono fermamente intenzionati ad abbandonare la partnership con la Fifa.
Nel giorno dell’elezione a Zurigo non è mancato proprio nulla; un allarme bomba che ha turbato la pausa pranzo dei delegati, la denuncia dei palestinesi contro Israele con la richiesta di estrometterne la federazione dalla Fifa, la mediazione, la stretta di mano finale. Il presidente della Federazione palestinese Jibril Rajoub alla fine accetta la proposta di istituire una commissione per verificare eventuali responsabilità di Israele. «Non rinunceremo alla nostra battaglia ma non vogliamo creare un precedente: siamo qui per giocare a calcio, non per fare politica». Fine delle proteste palestinesi, iniziate giovedì scorso e alimentate da numerosi attivisti. «È fallito il tentativo dei palestinesi di espellerci dalla Fifa – afferma il premier Benyamin Netanyahu – la loro provocazione allontana la pace invece che avvicinarla». Intanto l’International Trade Union Confederation evidenzia la drammatica situazione nei cantieri degli stadi in Qatar: finora sono morti milleduecento lavoratori. Una cifra mostruosa, indecente, disumana che conferma il report presentato da Amnesty International e che ha evidenziato violazioni dei diritti umani nella costruzione delle infrastrutture qatariote. Le autorità svizzere annunciano una nuova indagine nel processo per assegnazione del Mondiale 2022 al Qatar. Putin contro gli Stati Uniti, Netanyahu contro i palestinesi, tutti contro tutti: un delirio mondiale.