(V. Di Corrado) – Il suo passaggio nei corridoi della Procura è passato inosservato ai più. Luca Parnasi è stato ascoltato dal magistrato che indaga sulla bancarotta fraudolenta di Sais spa e sulla distrazione dell’unico bene di proprietà della società: l’area dove prima c’era l‘ippodromo di Tor di Valle e dove ora dovrebbe sorgere lo stadio dell’As Roma. Il pm Mario D’Ovinola ha sentito il noto costruttore romano, che non è indagato, nella sua veste di amministratore unico di Eurnova srl, la società del gruppo Parnasi che nell’aprile del 2012 ha acquistato il terreno da Sais al prezzo di 42 milioni di euro.
Il 25 giugno 2013 è stato firmato il contratto definitivo, con il quale è stato fissato l’ammontare delle rate per il pagamento di una prima tranche da 21 milioni. Secondo quanto pattuito davanti al notaio Mazza, il prezzo integrativo di 21 milioni scatterà «solo nel caso in cui venga stipulata una Convenzione urbanistica che autorizzi la realizzazione sull’area di un progetto di sviluppo come presentato dalla società Eurnova». Si tratta appunto del progetto di costruire sul terreno dell’ex ippodromo il nuovo stadio giallorosso presentato ieri al sindaco Marino. L’indagine della Procura è scattata quando, un anno dopo la firma del contratto, il 22 maggio 2014, il Tribunale di Roma ha dichiarato il fallimento di Sais, «società non patrimonializzata e sostanzialmente inattiva vantando esclusivamente – si legge nella sentenza – un credito per la vendita dell’ippodromo di Tor di Valle, l’esigibilità del quale è sottoposta a condizione di reperire in un ragionevole periodo di tempo le risorse sufficienti a far fronte al pagamento del debito erariale». L’ipotesi al vaglio dalla Procura è che alcuni membri della famiglia Papalia, amministratori della Sais, abbiano realizzato una distrazione di beni, per sfuggire ai creditori, lasciando dietro di sé i «cadaveri» di una società portata al fallimento. Il «pezzo da novanta», da mettere al sicuro in una «scatola societaria» scevra dai debiti, sarebbe stato proprio l’area dell’ex ippodromo.
L’inchiesta che vede iscritte nel registro degli indagati 5 persone, con l’accusa di bancarotta fraudolenta e distrattiva, è a un passo dalla conclusione. Lo scenario si ripete in maniera quasi speculare a Napoli e Firenze. La procura partenopea, infatti, ha indagato per bancarotta fraudolenta gli amministratori e i membri del collegio sindacale della Ippodromi e Città spa, spacchettata nelle società a responsabilità limitata che gestivano gli impianti Fiorentini, Agnano, Tor di Valle e Cascine. É invece già stato chiesto dalla procura di Firenze il rinvio a giudizio di Gaetano Papalia per il fallimento di Ippodromi Fiorentini, la società che gestiva gli impianti Fiorentini e Cascine. La difesa ha chiesto di avvalersi del rito abbreviato e la prima udienza davanti al giudice è stata fissata per settembre.
Nel frattempo, proseguono le indagini del secondo filone al vaglio dei pm romani. Si tratta del fascicolo (al momento senza ipotesi di reato e indagati) sull’iter amministrativo che ha portato lo scorso 22 dicembre l’Assemblea capitolina ad approvare la delibera di riconoscimento di pubblico interesse dello stadio nell’area di Tor di Valle. La delibera ha una duplice funzione: accedere al Fondo di garanzia «per la sicurezza strutturale e funzionale degli impianti sportivi» e introdurre una variante urbanista al piano regolatore, che autorizzi l’esproprio dei terreni privati interessati dal progetto: 451.789 metri quadrati su un totale di 1.085.520.