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IL MESSAGGERO Roma, addio maniere Rudi

Rudi Garcia
Rudi Garcia

(A. Angeloni) Solo lontano da microfoni e telecamere, la tanto scontata battuta: «Come mai siete così tristi? Come mai non sorridete?», l’attimo da istrione firmato Rudi Garcia. Una battuta e via, per provare a ribaltare la situazione e regalarsi lui quel sorriso, a detta di tanti, perso. Garcia arriva nella casetta della Pineta di Pinzolo. E’ un Rudi più vicino a quello del pre Roma-Palermo che a quello della scorsa estate. I toni sono bassi, i proclami al minimo. «La Roma è la stessa dello scorso anno, Iago Falque escluso», il refrain di questi giorni; «Partiremo come outsider», il profilo basso. I paroloni dello scorso anno, vedi conferenza pre Bayern e quella post Stadium (che il club non aveva condiviso), vengono messi da parte. Non siamo a Bad Waltersdorf: a Pinzolo non si parla di scudetto e l’obiettivo diventa la Champions.

«HO SCELTO IO» –  Garcia, al di là delle sue battute più o meno divertenti, sembra molto più serio, rigido, meno oratore del passato. La Roma è in ricostruzione, le scelte non le subiva prima e rifiuta di subirle ora. «Ci sentiamo spesso con il presidente e con i dirigenti italiani: sui cambi delle strutture e dello staff ne avevo già parlato a gennaio». In realtà in un primo momento, al posto di “parlato”, usa la parola “accercato”, che non esiste. Accettato, voleva dire? Gli chiedono. «No, che accettato!!». Non sia mai. Compromesso finale: parlato, accertato. Poi si va avanti. «Non vuol dire che chi c’era l’anno scorso (Rongoni, ndi) non fosse bravo. La nostra scelta, la mia in particolare, è quella di migliorare ogni anno e prendere persone di grande qualità che spero ci portino a subire meno infortuni. Il vero nodo era quello». Ci siamo arrivati.

«NON HO SCELTO IO» –  Quindi, ecco Norman e Lippie, che Garcia ovviamente celebra, pur rivendicando la sua leadership. «Ed lo conoscevo e ora ho scoperto Darcy: mi piace il suo buon senso, è una persona che ha delle convinzioni. Io sono il leader e ho provato ad accogliere nel miglior modo i nuovi, incluso il medico». Alla fine non si capisce: ma è stato Garcia a scegliere Norman? Non proprio. «Sono stato io a chiedere di migliorare non solo lo staff ma anche le strutture. Non è che l’anno scorso avessi scelto io tutti, abbiamo dei candidati e poi si sceglie in maniera collegiale. Non mi sento più forte, né più debole di prima». Insomma, non era tutta colpa sua lo scorso anno, come si è voluto far credere. «Chi non fa niente non sbaglia mai, chi lavora sbaglia qualcosa. Quello che conta è sbagliare il meno possibile la prossima stagione. Torneremo a dare spettacolo, dopo un annata in cui i numeri ci hanno dato ragione ma il gioco della mia squadra non è stato sempre brillante, anche se c’erano motivi validi legati ad assenze e ai tanti infortuni».

«TENGO ROMAGNOLI» –  «Siamo in fase di crescita, vogliamo sempre migliorare. Quest’anno l’obiettivo sarà di qualificarsi per la terza volta consecutiva alla Champions sapendo che saremo l’outsider, faremo di tutto per contrastare i favoriti (favoriti, ormai per il tecnico non c’è più solo la Juve davanti alla Roma, ndi) o alla favorita come abbiamo fatto nei miei primi diciotto mesi. Poi, le ambizioni sono differenti dagli obiettivi ma se chi è favorito molla… Ci serve una stagione perfetta». Aspettando la perfezione e i nuovi arrivi. «Cerchiamo tre nuovi ruoli. Arriveranno. Io vorrei tenere tutti quelli che ho e presto scoprirete Iago Falque. Romagnoli? Come gli altri». Sì, perché Norman non può bastare.

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