(E. Sisti) La partita si giocava nell’ambito del Trofeo “Cinque Violini”. Lo Sporting ha suonato in effetti un po’ di musica, la Roma si è astenuta. Passo indietro rispetto soprattutto a quel po’ di personalità mostrata col City più che col Real. Ha vinto lo Sporting 2-0 (reti nel secondo tempo di Slimani e Manè) per la felicità della gente che, pur con qualche mugugno, ha imparato presto ad apprezzare Jorge Jesus, il nuovo allenatore la cui unica colpa è quella di essere passato da una Lisbona all’altra, proveniendo dal Benfica. Garcia fa quasi sempre la stessa cosa in questo momento della stagione, ossia quando la stagione non è ancora iniziata: fa credere, forse a se stesso, forse ai giocatori, forse ai tifosi, di voler curare, o produrre, anche una fase difensiva.
Nel primo tempo, dimenticando Totti e la porta di Rui Patricio, idolo delle folle, la Roma si sposta a fisarmonica nella sua metà campo, come se volesse testare l’efficacia di un sistema di protezione destinato a durare nel tempo. Nel quasi stabile 4-5-1 in cui Iturbe e Ljajic fanno i difensori aggiunti, con applicazione ma senza grande convinzione, per arginare gli esterni Jefferson e Joao Pereira, emerge un buon Castan ma anche una totale refrattarietà alle ripartenze, per via del centrocampo che non comunica al suo interno (male Paredes e Uçan).
Garcia fa sempre così: sogna di presentare una Roma “multitasking”, adattabile, flessibile o come dicono nel football americano “disposable”. Poi ci rinuncia perché la squadra non ha difensori sufficienti o sufficientemente addestrati, né centrocampisti abbastanza difensivi (a parte De Rossi). Nel secondo tempo, i tanti cambi rivoluzionano i giallorossi che improvvisamente cominciano ad attaccare con foga, ci sono Gervinho, Destro, Ibarbo, Florenzi, Nainggolan e Keita, ognuno va per conto suo, si perde la distanza fra i reparti e si difende fra i buchi (male Romagnoli). Inevitabili i gol dei portoghesi. Solo due, e non quattro, per due enormi parate di Szczesny, entrato per De Sanctis. Mercoledì il Barcellona. Ci vuole altro.