(A. Angeloni) – Se ti fai fotografare mentre vai a spasso con al guinzaglio una tigre, a Roma diventi immediatamente l’Uomo Tigre. Che per un portiere è un bel soprannome, visti i precedenti: il Ragno Nero (Cudicini), l’Uomo Ragno (Zenga) oppure Superman (Buffon). Portieri supereroi, non certo una novità. Wojciech Szczesny – che qualche tempo fa un giro con la tigre al guinzaglio se l’è fatto davvero, ma questo è il meno – ha subito invaso Roma con la sua prepotente personalità, di quello che non ha nulla da temere. Lo guardi e ti viene in mente Doni: sornione, mezzo ciondolante, ma poi in campo si fa sentire. Personalità, appunto. Le parole di Zibì Boniek, che di polacchi se ne intende, hanno tranquillizzato tutti. «La Roma ha comprato un grandissimo portiere», le parole dell’ex numero 4 della Roma di fine anni ’80. Sul comprato, magari, c’è da discutere. Szczesny è in prestito e non è ben chiaro se si tratti di prestito secco o con diritto/obbligo di riscatto. Proprio questo mistero lascia pensare che l’Arsenal si vuole mantenere la possibilità di riportarsi a casa il suo numero 1, scappato da Londra anche perché i suoi rapporti con Wenger non erano ottimali. Di sicuro, la stessa volontà ce l’ha la Roma: sperimentare ed eventualmente tenersi il portierone polacco. Ora comincia il gioco dei ruoli: chi sarà il titolare tra De Sanctis e Szczesny? Bella domanda. Di sicuro l’ex Gunners, almeno per quello visto l’altra sera, se la sta giocando bene sia nelle dichiarazioni e sia in campo. Un buon impatto contro lo Sporting, contro cui ha effettuato almeno tre buone parate e una mezza papera. Ma al di là del dettaglio si intravede un buon numero uno. Il suo “problema” è quel nome, complicato da scrivere, Szczesny(Sndjskjkssdl, trovare le differenze…), e si fatica a pronunciare, Cesni, Ciesni. Siamo all’impazzimento, ma ne usciremo, magari a qualche telecronista cultore delle pronunce.
DUALISMI La storia dei dualismi tra numeri uno non ha (quasi) mai portato grossi vantaggi. La leggenda del calcio ci dice che il portiere non deve avere una riserva alla sua altezza. Restando alla Roma, Antonioli-Pelizzoli non è andata bene, come l’anno in cui Del Neri ha cambiato il titolare almeno tre volte, fino a promuovere Zotti. La scelta deve essere definitiva e chi sta dietro deve essere sereno e accettare il ruolo di vice. De Sanctis è un titolare, Szczesny pure. Il dualismo è inevitabile. Se non c’è chiarezza è un disastro.