Leandro Castan: fine di un incubo. Ormai è certo il suo rientro nella difesa della Roma. Il centrale ripercorre, in un’intervista telefonica al portale brasiliano “Diario”, le tappe che lo hanno condotto dalla scoperta del cavernoma a oggi, un periodo in cui la Roma ha avuto il grande merito di stargli vicino e questo Castan lo vuole sottolineare fortemente. “Se mi fossi trovato in un’altra squadra, probabilmente mi sarei ritirato. Non solo non hanno mai preso in considerazione l’idea di rescindere il contratto con me, ma in più avevo appena rinnovato, e avevo quindi uno stipendio superiore. Avevano appena venduto Benatia e io avrei dovuto gestire la difesa. Non mi sono mai sentito abbandonato“.
LA DECISIONE — Castan ha spesso dimostrato sul campo di essere un giocatore ricco di determinazione, la quale gli è tornata utile in un momento così difficile della vita. “Un bel giorno, ero seduto sul divano di casa, da solo, a guardare le partite. Ho pensato – ho 28 anni, potrei giocare altri 6-7 anni e ho sempre vissuto di calcio. Non devo mollare -. Così sentii i medici e fissammo l’intervento per la settimana successiva. Non volevo aspettare Natale, altrimenti avrei desistito nuovamente“. L’intervento poi è andato alla perfezione, ma i giorni successivi all’operazione sono stati difficili, come ricorda lui stesso: “Dovevo lottare contro il mio corpo, perché ho perso un po’ di sensibilità sul lato sinistro. Il mio braccio e la mia gamba non rispondevano subito. Mi dicevano però che erano problemi non permanenti. Per due mesi ho fatto fisioterapia, praticamente vivevo dentro l’ospedale. Ma tutto questo è alle spalle e posso assicurare che sono tornato più forte di prima. Ne ho la certezza.” Poi ancora parole al miele per la sua società e per Walter Sabatini: “A gennaio, dopo l’infortunio, avvertivo parecchie difficoltà al momento di toccare nuovamente il pallone. Dovevo imparare a camminare, a correre… Era tutto nuovo. Il rischio di perdere la vita durante l’intervento era circa dell’1%. C’era però il 10% di rischio che restassi con la bocca storta, perdessi certi movimenti e subissi determinati danni. E il rischio di non poter tornare a giocare era del 20%. A un certo punto decisi di non rischiare e di non giocare più a pallone: chiesi la rescissione alla Roma per tornare in Brasile e curarmi vicino alla mia famiglia. Tutto questo a ottobre. Ma Walter Sabatini mi ha detto di no e mi ha dato alcune settimane per capire cosa avrei voluto fare della mia vita“.
PROTAGONISTA — Punta subito a un posto da titolare: “Non avevo mai fatto un lavoro così sul mio fisico. Certo, mi manca ancora il ritmo di gioco, la velocità, i tempi. Ma questo ha a che fare col fatto che non gioco 90′ dal luglio del 2014, contro il Real Madrid, negli Stati Uniti. Voglio essere di nuovo protagonista: è questo il mio obiettivo. Ho avuto paura di non poter tornare a giocare“.
Fonte: gazzetta.it