Il mondo di mezzo della criminalità organizzata ha contaminato il mondo del calcio e «nonostante il ripetersi ciclico di fatti di illecito sportivo, mai così tanto il sistema è apparso vulnerabile». È quanto rileva il presidente del Tribunale federale nazionale, Sergio Artico, nelle motivazioni relative alla sentenza del processo sportivo di primo grado al Catania, retrocesso in Lega Pro con 12 punti di penalizzazione, e al suo patron Antonino Pulvirenti, inibito per cinque anni. «In tale articolato contesto probatorio, nessuna rilevanza neppure minima assumono eventuali ricostruzioni alternative dei fatti e segnatamente del contenuto delle conversazioni intercettate. Al contrario, proprio il linguaggio criptico utilizzato appare sintomatico di comportamenti e modalità tipiche della criminalità organizzata, di quel ‘mondo di mezzò che mai avrebbe dovuto penetrare e contaminare l’ambiente dello sport che – giova ribadirlo – fonda la sua stessa esistenza sui valori della probità e della correttezza», scrive Artico nelle motivazioni. «Sia consentito al riguardo amaramente osservare che nonostante il ripetersi ciclico di fatti di illecito sportivo, mai così tanto il sistema è apparso vulnerabile al punto che senza l’intervento del magistrato penale nessuno strumento dell’ordinamento sportivo sarebbe risultato adeguato a reprimere comportamenti di siffatta intensità criminale, tantomeno a prevenirli», aggiunge il presidente del Tribunale federale, che cita in particolare una conversazione «davvero indicativa della potenzialità illecita del fenomeno, nella quale Pulvirenti afferma che ‘vincerà il prossimo campionato di serie B in quanto ha inquadrato come funzionà».
Fonte: Adnkronos