(A. Serafini) La prima è andata bene, ma poteva andare sicuramente meglio. È stato un esordio a due facce quello di Francesco Totti, il primo a commentare nel post gara la soddisfazione per la vittoria e allo stesso tempo a rendersi conto che il suo esordio in campionato è stato più complicato del previsto. Per un’infinità di motivi. Il primo (forse il più importante) legato ai dubbi sollevati durante tutta la settimana prima della gara: giocare insieme a Dzeko e dimostrare che tatticamente la coesistenza con il bosniaco avrebbe potuto fornire un’altra freccia all’interno dell’arco di Rudi Garcia. Per ora quell’oretta scarsa prima della sostituzione del numero 9 ha fornito indicazioni contrastanti, registrando però una notevole difficoltà di Totti nel trovare la posizione giusta e la profondità per gli attaccanti romanisti. Già, perché l’attacco del primo biennio targato Garcia al momento sembra esserci inceppato, rinfrescato dagli arrivi di Dzeko, Salah e Iago Falque e sempre più lontano nei ricordi dalle accelerate micidiali di un irriconoscibile Gervinho.
L’ivoriano e Totti sono i due che hanno trovato più difficoltà: nelle statistiche post gara il capitano è risultato come il peggiore nei passaggi riusciti, Dzeko quello che ha toccato meno palloni. In tutto questo Gervinho ha mostrato notevoli passi indietro a livello di condizione e di integrazione nei meccanismi. L’effetto sorpresa è svanito, lo scatto una volta devastante ha perso evidenti colpi. Messaggi che possono passare in secondo piano soprattutto dopo una vittoria, ma che sicuramente dovranno essere tenuti sotto osservazione dal tecnico, pronto a ritornare al vecchio e caro 4-3-3 già mercoledì prossimo all’Olimpico nell’esordio europeo con il Barcellona. Il 4-2-3-1 ha fallito la prima prova anche se la stagione impegnata sui tre fronti imporrà nuovi tentativi. Anche con Francesco Totti. Il capitano infatti sta lavorando duramente ogni giorno per raggiungere più in fretta possibile un livello di forma che possa nascondere e far dimenticare ancora una volta la carta d’identità. Aspetto che Garcia conosce molto bene: «Francesco non è stupido e non c’è bisogno che io parli con lui. Sa perfettamente che tra pochi giorni compirà 39 anni – ha ammesso il francese in conferenza – e conosce la sua importanza per noi dentro e fuori dal campo. Troppi palloni sbagliati? Francesco cerca sempre la giocata decisiva, ma è per questo che lo mando in campo. Stasera la sua prestazione è andata un po’ meno bene del solito, anche se la convivenza con Dzeko non sarà un problema, basterà migliorare certi meccanismi». D’altronde la faccia di Totti al momento della sostituzione non poteva che essere contornata da fastidio e delusione, non per il cambio quanto per la mancata occasione di sentirsi competitivo alla prima uscita.
Insultato dagli spalti del Matusa, il capitano è andato via senza rilasciare dichiarazioni, ma ha preferito comunque fermarsi con chi stava sgomitando per chiedergli una foto. Qualche minuto prima del solito messaggio post gara attraverso il suo blog personale: «Vittorie come quella ottenuta a Frosinone valgono doppio, fare bottino in trasferta a prescindere dall’avversario non è mai scontato. Il 2-0 è un risultato perfetto per la nostra classifica». Una dose di fiducia e tranquillità per posizionare giustamente la squadra prima degli obiettivi personali e per cancellare anche quegli attimi di nervosismo che gli sono costanti anche un cartellino giallo facilmente evitabile dopo un intervento al limite su Dionisi. L’inizio dell’avventura in Champions League riporterà probabilmente le cose verso la normalità: spazio al 4-3-3 con la coppia Totti-Gervinho pronta a subentrare dalla panchina.