(E. Sisti) – Stai a vedere che per la prima volta quel drammatico 1-7 dello scorso anno può tornare utile. Prima di quella partita Bayern e Roma si erano scambiate tanti complimenti. Ricorderete le aspettative di spettacolo, la sensazione giallorossa di essere entrata nell’élite del pallone, il sapore di festa. Poi il Bayern praticò uno sport diverso: «Non ripeteremo mai quell’errore, ci sono sventole che possono aiutare a essere persone o squadre migliori», si affretta a precisare Rudi Garcia. Di nuovo in Champions malgrado quel giorno infausto e quel che ne seguì. Di nuovo in Champions malgrado il penare dello scorso anno, riscattato dal derby. Nel salotto buono del pallone europeo la Roma aspetta il Barcellona che stasera sfoggerà una maglia celeste elettrico.
È la squadra campione di tutto, “triplete” è riduttivo perché non tiene conto della bellezza esibita per conquistarlo: «Mi aspetto la squadra che ha dominato la Juventus campione d’Italia, non quella che abbiamo sconfitto al Trofeo Gamper (3-0, OES) e non credo che peserà in negativo sui giallorossi l’esperienza del Bayern», aggiunge Luis Enrique, che a Roma ha lasciato un pezzo di cuore e che anche a poche ore dalla sfida non rinuncia a una dichiarazione d’amore:«Questa è la Roma, forte e organizzata, di Garcia, della mia Roma sono rimasti appena quattro giocatori, ma io ho vissuto un anno meraviglioso. Poi sono andato via, quasi non mi ricordo perché…». Il suo principale estimatore e sponsor nello spogliatoio era Daniele De Rossi, che dà una credibile versione dei fatti: «E pensare che qui a Roma qualcuno gli dava dello scemo. Ha dimostrato tutto il suo valore, sono felice per lui».
Ma adesso l’urgenza è la «gestione della mostruosità», individuare le strategie per bloccare “quei tre”: «È un falso problema quello di come marcare Messi (che fa 100 presenze in Champions, OES). I problemi sono tanti e l’unica soluzione è essere competitivi tutti insieme, umili ma ambiziosi», prosegue Garcia, «e voglio cercare il risultato». Dietro la parola risultato non si può non leggere “pareggio”. Andrebbe a meraviglia (ma che non si sappia in giro) anche giocando male. Tutto meno che un’altra imbarcata.
Il Barça di Enrique ha ereditato il possesso palla da Guardiola. In più ha ripartenze folgoranti. La Roma ha davanti a sé due scenari: massima concretezza nello sfruttare le poche occasioni con palla al piede, magari ripartendo lei con Salah, o provare ad aggredire sino a Mascherano, ma la difesa dovrà salire. «Abbiamo un paio di opzioni», ammette Garcia. E ammirando l’eclettismo di Mascherano, ormai magnifico difensore centrale, De Rossi sogna anche lui uno stabile futuro dietrole spalle,magari già da stasera, visto che come compagni di merende Manolas, lì in mezzo, Rüdiger e Castan non danno garanzie nemmeno se gli viene chiesto di portare il cestino del picnic. Totti sarà ancora “Peter Panc”.
La Roma ha incrociato il Barcellona in Champions nel 2002, era la 2ª fase a gironi e i giallorossi di Capello avevano lo scudetto sul petto. Il Barcellona perse 3-0 all’Olimpico ma passò ai quarti, la Roma invece passò ai guai della prima apparizione dell’arbitro Frisk (i casini col Galatasaray). E tornò a casa.