(A. Pugliese) Chissà quante volte ci avrà pensato anche lui a quel 31 ottobre 2013 e a quel colpo di testa che consegnò la decima vittoria consecutiva alla prima Roma di Garcia, regalando a Marco Borriello la sua più bella serata in giallorosso. Quasi due anni dopo, il centravanti del Carpi torna all’Olimpico per la prima volta da avversario vero. Finora lo aveva fatto una volta sola con la maglia del Genoa (3-1 il 4 marzo del 2013, Marco andò a segno su rigore, mentre lo scorso anno restò in panchina), ma da «esiliato».
MIGRANTE DI LUSSO Già, perché la storia di Borriello a Roma è sempre stata curiosa. Arrivò in giallorosso nell’estate del 2010, acquistato per 10 milioni dal Milan e un bel quinquennale. Un attaccante che per i Sensi doveva essere il fiore all’occhiello, l’uomo che con Totti avrebbe dovuto portare in dote lo scudetto appena sfiorato. E l’avventura di Borriello in giallorosso era cominciata anche bene, con quei 17 gol totali nella prima stagione che avevano fatto pensare ad un matrimonio felice. Le cose, invece, poi sono andate diversamente. Soprattutto con il cambio di proprietà e con l’arrivo della dirigenza americana, per cui l’attaccante campano è stato invece — spesso e volentieri — un peso, un contratto ingombrante di cui non ci si è mai riusciti a liberare. Così Borriello (sempre inserito molto bene nel gruppo giallorosso) ha cominciato la sua vita da migrante, andando in prestito prima alla Juventus, poi al Genoa, infine al West Ham e ancora al Genoa. Ogni volta, però, ritornava a Trigoria e ogni estate ripartiva il balletto: «Che si fa stavolta con Borriello?». Fino a che non è arrivato Rudi Garcia, che comunque un centravanti di peso lo ha sempre voluto e che di Marco apprezzava soprattutto la potenza. «Nei piedi sembra avere la dinamite», diceva il francese.