(M. Cecchini) – Ci sono gol che nascono nel giardino di casa, altri che si vanno a raccogliere sui mercati più rinomati del mondo, altri ancora invece che affondano le radici in terre calcisticamente di confine (anche se non si sa ancora per quanto). Ecco, la Roma a caccia di prodezze che vira dal ragazzo di Porta Metronia (Totti) al gigante bosniaco (Dzeko), adesso cerca di trovare un nuovo centro di gravità ancora più lontano, nell’Egitto di Mohamed Salah Ghaly, parola quest’ultima non banale che in arabo significa prezioso. È a lui soprattutto che stasera Rudi Garcia, alle prese con tanti infortuni, si affida per cercare quella vittoria grimaldello della cassaforte rappresentata dagli ottavi di Champions League, anche se i bielorussi del Bate Borisov non sembra abbiano voglia di fare le comparse nel proprio raggruppamento – come da pronostico – già dalla seconda partita.
CAPOCANNONIERE La storia è nota. L’attaccante egiziano, che nei suoi primi mesi italiani ha fatto ricredere il club giallorosso (a gennaio era stato praticamente acquistato e poi scartato), è diventato il capocannoniere della squadra, segnando tre reti negli ultimi tre incontridisputati (Sassuolo, Sampdoria e Carpi). Non solo. Anche nelle fasi più buie del gioco espresso dalla squadra negli ultimi tempi, lo schema «palla a Salah» è stato uno di quelli più convincenti, visto che le accelerazioni, i dribbling e la vocazione all’assist stanno facendo del cosiddetto «Messi d’Egitto» il migliore acquisto della Roma, che per averlo si è tuffata in un contenzioso con la Fiorentina – complice il Chelsea, proprietario del cartellino – giunto sino ai (poco) sacri palazzi della Fifa. E così a dicembre ci si aspetta una sentenza chiamata a dirimere il caso, col rischio solo virtuale – così almeno dicono aTrigoria – di una squalifica di sei mesi dello stesso Salah, «reo» di non aver voluto continuare la sua avventura in maglia viola a dispetto di un impegno scritto ma evidentemente meno vincolante di quello che credeva la società toscana.