(M. Calabresi) – Un passatempo inaspettato per i tifosi della Roma annoiati dalla propria squadra? Seguire le partite del Cska Mosca. Sia chiaro: nessuna «vedova» di Seydou Doumbia, ma fa quantomeno sorridere vedere l’attaccante ivoriano segnare al ritmo dei big d’Europa. Mercoledì sera, contro il Psv, altra doppietta e altro rigore sbagliato, cosa che gli era già successa nell’andata del playoff di Champions League, a Lisbona, quando Doumbia di gol ne aveva segnato solo uno. Era piena estate, sul web l’ironica rivolta per la cessione (a cui è tuttora dedicata la pagina Facebook «Non si vende Doumbia», che conta oltre 4mila «like») non si placava, e la Roma si godeva l’acquisto di Dzeko, il ritorno di un centravanti dai tempi di Batistuta. Un mese dopo, si è capovolto il mondo: Doumbia, in dieci partite con il Cska tra campionato e Champions (playoff e fase a gironi), è già a nove gol, Dzeko e Totti sono out per infortunio, e Garcia per completare una clamorosa rimonta in casa del Bate Borisov (colpa di un primo tempo regalato ad avversari tutt’altro che irresistibili) ha dovuto far esordire il Primavera Edoardo Soleri.
MISTERO – Una metamorfosi inspiegabile, o forse sì: Doumbia è semplicemente arrivato nel posto giusto al momento sbagliato. Catapultato in campo due giorni dopo essere atterrato a Fiumicino, con due o tre ore di sonno in una settimana di festeggiamenti per la vittoria della Coppa d’Africa. I fischi al debutto contro il Parma, una condizione fisica mai più tornata al top (complici problemi alla schiena), un tunnel senza uscita dal punto di vista mentale: «A Roma non mi sono mai sentito a mio agio», dichiarerà appena sbarcato di nuovo a Mosca, per un prestito che scadrà il 4 gennaio, anticamera del suo passaggio al Beijing a titolo definitivo. Doumbia doveva ancora segnare altri due gol, eppure nella cena ufficiale prepartita con i dirigenti di Bate Borisov e Roma, lunedì sera c’era qualcuno che si diceva «meravigliato, perché convinto che sarebbe stato un acquisto fantastico per la Roma». Parole di Sergej Gurenko, giallorosso per un anno e mezzo con Fabio Capello, quattro panchine nella stagione 2000-2001, quindi di fatto campione d’Italia. Se pure Dzeko con i suoi gol trascinerà la Roma, Seydou tricolore non lo sarà, per una manciata di giorni.