Non c’è pace per Leo Messi, che a meno di quindici giorni dal serio infortunio al collaterale del ginocchio sinistro che lo costringerà ai box fino a fine novembre, ora deve fare i conti anche con la dura richiesta dell’Avvocatura di Stato iberica, che richiede ben 22 mesi e mezzo di carcere per l’argentino. Colpa di una vecchia questione legata ai diritti di immagine e al mancato pagamento delle relative imposte negli esercizi 2007, 2008 e 2009.
E dire che solo poche ore prima, il Pubblico Ministero aveva completamente assolto dall’accusa la Pulce, considerando unico responsabile dell’accaduto il padre procuratore, Jorge, che da sempre si occupa degli interessi del talentuoso rampollo.
A quanto pare, non la pensa allo stesso modo l’Avvocatura di Stato, che di fatto difende gli interessi dell’Erario. Di qui la decisione di portare a giudizio il quattro volte Pallone d’Oro, con l’accusa del mancato pagamento di 4,1 milioni al fisco. Frode fiscale, esattamente come papà Jorge, che però potrebbe cavarsela con quattro mesi in meno di carcere, considerata l’attenuante della pronta compensazione, attraverso un versamento di 5 milioni di euro all’Agenzia tributaria. Mentre il Pubblico Ministero aveva scagionato il genio di Rosario, considerando che in nessun momento fosse venuto a conoscenza della frode perpetrata dal padre, l’Avvocatura ritiene che Messi, “seppur profano in temi fiscali, non poteva ignorare che buona parte delle sue entrate per lo sfruttamento dei diritti d’immagine passassero attraverso imprese ubicate in paradisi fiscali come l’Uruguay e il Belize”. A questo punto, Leo sarà costretto a passare per il tribunale penale di Vilanova i la Gertrú, a una manciata di chilometri da Barcellona, e, per una volta, a giocare in difesa.
Fonte: corrieredellosport.it