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GAZZETTA DELLO SPORT Uno lo trovi, l’altro lo perdi: Roma (ri)sposa Gervinho e molla Iturbe

Gervinho
Gervinho

(D. Stoppini) È da due magnifici errori, da due fuoripista imprevisti chiamati Gervinho e Iturbe, che è nata questa Roma. È in due giocatori già traslocati e poi nuovamente sballati che c’è tutto il bello e il brutto di una squadra alla perenne ricerca di stessa, di una dimensione definitiva chiamata scudetto. E in fondo, il week end così diverso che trascorrono i due attaccanti di Garcia è il paradigma perfetto: uno — Iturbe — si sposta in taxi con l’amata Guadalupe tra la Torre Eiffel e Disneyland, l’ivoriano invece è tornato intoccabile anche nella sua nazionale, perno fondamentale della vittoria di due giorni fa nell’amichevole con il Marocco. Magnifici errori o errori semplici. Qui Luis Enrique non c’entra. Ma quella definizione dell’allora d.s. Franco Baldini oggi calza a pennello su Gervinho, su quei magnifici 14 milioni di euro promessi dall’Al Jazira che stavano spingendo — meglio, avevano spinto — la Roma a fare un errore. Incredibile a dirsi: casse meno ricche, ma squadra più forte, più completa.

Il colloquio Elicotteri, spiagge private, folli richieste d’ingaggio: il club degli Emirati fece circolare un po’ di tutto sul conto di Gervinho e del suo rifiuto, per un affare già definito, documenti scambiati e pure qualche firma messa. La verità la disse il d.s. Walter Sabatini, poche ore dopo la svolta: «Gervinho? Semplice, ha cambiato idea». Gliela fece cambiare anche una chiacchierata con Garcia, ecco la verità. Perché i due non si erano lasciati benissimo al termine della scorsa stagione, nel frattempo l’attaccante aveva pure abbandonato il suo procuratore Pascal Boisseau, lo stesso del tecnico. Un colloquio tra il giocatore e l’allenatore, proprio in quei giorni turbolenti, ha invece cambiato il finale della storia. Gervinho capì di essere ancora nelle grazie di Garcia, nonostante un clima non favorevole. E disse no anche alle successive richieste di altri club, leggi Celta Vigo ad agosto.

Il caso Oggi Gervinho è un titolare. Iturbe, invece, è quello che è giusto chiamare un caso. Da far studiare, per via di una serenità mai trovata, una cessione — al Genoa in prestito con diritto di riscatto al Genoa — saltata il 30 agosto per meri motivi economici. E pure per non correre il rischio di… ammettere un magnifico errore, quello dell’estate precedente, di una campagna acquisti studiata intorno a un giocatore che poi ha fallito. Via gli aggettivi, ora resta giusto l’errore: l’addio avrebbe fatto comodo a tutti, al club e allo stesso giocatore, pronto a chiedere la cessione a gennaio se le gerarchie di Garcia resteranno queste.

Solo panchina per Dzeko E le gerarchie sono chiare: Iturbe ultimo. In testa c’è Edin Dzeko, che sarà pure fermo a quota 1 gol in campionato, ma per Garcia resta imprescindibile. Ecco perché il tecnico francese ieri sera ha sorriso davanti alla tv, quando ha visto il bosniaco in panchina per tutta la partita contro il Galles. «Gioco solo se sto al 100%», aveva garantito a Trigoria il centravanti prima di partire. Ha mantenuto la promessa. Ma sarà bene non abituarsi: martedì a Cipro, match decisivo, Dzeko giocherà. Le gerarchie sono chiare pure lì…

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