(F. Ferrazza) Resta Firenze. Si riparte da Firenze. La Roma folle di Leverkusen, capace in pochi minuti di compromettere la qualificazione alla fase successiva della Champions, ha la possibilità domenica prossima di conquistare il primo posto in classifica. Un modo per riscattare la schizofrenica serata tedesca, regalando ai tifosi al seguito, che saranno tanti, una soddisfazione. Almeno provarci. Si aggrappano a Pjanic, i sostenitori giallorossi, un po’ come fa lo stesso Garcia, che sfrutta il bel momento del bosniaco, capace di realizzare ben quattro reti nelle ultime cinque gare: una su azione e le altre su punizione. Una leadership in crescita, quella di Miralem, che sta facendo girare verso di sé tutti i più importanti club europei, creando con notevole anticipo apprensione negli appassionati alle vicende romaniste per possibili (futuri) pensieri di cessione.
LA REPUBBLICA Pjanic, la carica: “Basta errori testa a Firenze”
«Non deve succedere quello che è accaduto a Leverkusen — ammette, consapevole, proprio Pjanic — è stata colpa nostra. A dieci minuti dalla fine non dovevamo prendere due gol, ma difendere il risultato. Anche perché siamo stati nettamente superiori. Purtroppo in Champions reagiamo, invece di agire dall’inizio, come anche a Borisov, ma questo non deve succedere». La possibilità di voltare velocemente pagina la regala subito un calendario asfittico e pieno di gare difficili: domenica la Fiorentina di Sousa può rappresentare un trampolino di rilancio per la squadra di Garcia, tecnico seguito ma non sempre capito dai suoi giocatori. E il mister francese tornerà a schierare molto probabilmente dall’inizio, Edin Dzeko, che scalpita per rientrare. Il giocatore più forte dell’attacco, uno tra i centravanti migliori in Europa, rischia di passare in secondo piano rispetto a un reparto che i gol li realizza e che ha ritrovato in Gervinho un valore aggiunto e in De Rossi un ispirato incursore. Ma è paradossale che quasi ci si dimentichi nelle varie analisi del numero nove e che si possa pensare di tenerlo nuovamente in panchina. Una Roma che fatica a trovare un’identità tattica e di personalità precisa, con il reintegro di una prima punta vera, può anche andare in confusione.