(E. Menghi) – Inter-Roma ritrova il fascino dei vecchi tempi, quando ci si giocava tutto in uno scontro diretto tra Milano e la capitale. Basta tornare al dopo-Calciopoli per ripassare i momenti più significativi di questa gara, che quest’anno capita nella notte delle streghe. I giallorossi bussano a San Siro da primi della classe, con un +2 in classifica sui nerazzurri a caccia del sorpasso e la Juve lontana 11 punti.
Uno scenario impronosticabile 10 giornate fa, un’occasione unica per chi negli ultimi 4 anni si era immalinconito nell’impossibile rincorsa ai bianconeri. L’Inter è un cantiere aperto, si sta risvegliando dopo un sonno lungo 5 anni ed è partita in quinta, spesso accontentandosi di un gol per portare a casa i tre punti e senza convincere nel gioco. La terza Roma di Garcia è invece una conferma, dopo due secondi posti ha visto scivolare i campioni in carica in fondo alla A e, nonostante Rudi sia convinto che «la Juventus tornerà», a suon di gol (17 nelle 5 vittorie messe in fila in un mese) sta mandando segnali al campionato di cui per ora tiene le redini.
L’Inter del Triplete gliele sfilò alla 35esima giornata, vincendo in rimonta sull’Atalanta mentre la Roma perdeva con la Sampdoria sotto i colpi, due, del futuro nerazzurro Pazzini. Delusione recente per i giallorossi, che erano riusciti ad infilarsi nel duello tutto milanese verso la fine della stagione 2009-10 e ci avevano creduto fino in fondo, invece arrivò il 18esimo e ultimo scudetto per l’Inter, che dall’addio di Mourinho non è più riuscita ad emergere. Negli anni duemila Inter-Roma era considerata quasi un classico italiano per lo scudetto, anche se i giallorossi alla fine si sono limitati a vivere da co-protagonisti gli anni d’oro dei nerazzurri, che lo hanno vinto per 5 anni di fila. Quando si pensa a questa sfida non si può non ricordare la prodezza di Totti a San Siro: era il 26 ottobre del 2005 quando il capitano romanista batteva Julio Cesar con un gol che da lì in poi venne ribattezzato il «cucchiaio». Sulla panchina dell’Inter, allora come oggi c’era Roberto Mancini, che non poté fare a meno di applaudire.
Nel 2007 la banda Spalletti si impose con un 3-1 perentorio a Milano, ma a spuntarla fu comunque la formazione del tecnico nato a Jesi, che stravinse con 97 punti e lasciò alla Roma la piccola soddisfazione di essere stata l’unica squadra a vincere a San Siro in quell’anno. Nell’agosto successivo la sfida si ripropose in Supercoppa di Lega: da 3-0 in favore dei giallorossi a 4-3 finale dei nerazzurri, trascinati da Hernan Crespo. Una rimonta incredibile nei tempi supplementari. Nel 2008 Totti aveva illuso la Roma, poi l’altra bandiera, Javier Zanetti, agguantò i capitolini a ridosso del 90’: finì 1-1.
La battaglia fu più serrata, il gap si era assottigliato, ma c’era Ibrahimovic a fare la differenza e i giallorossi dovettero accontentarsi della rivincita in Coppa Italia nella finale secca dell’Olimpico (2-1). Mancini salutò subito dopo e iniziò l’era Mourinho, che prima di virare su Madrid decise di vincere tutto a Milano. La storia recente è meno emozionante, lo scorso anno la Roma si è aggiudicata l’andata in casa con un netto 4-2, ma uscì sconfitta da San Siro (2-1). La squadra di Garcia era terza, l’Inter nona. Domani sarà prima contro seconda, come ai vecchi tempi. Bentornati.