(A. Sorrentino) E’ la lezione di Alì: vola come una farfalla, pungi come un’ape. Alleggerita dei suoi pesi massimi, ultradifensiva come non si era mai vista, spietata nel colpire addirittura con il meno atteso, l’oplita cileno Medel, infine puntellata da Handanovic quando è necessario, ecco un’altra Inter. Che vince come sempre, cioè 1-0, ed è la sesta volta su sette, ma cambiando improvvisamente pelle e mostrando i canini al campionato e alla Roma. È di nuovo prima ma adesso rinfrancata dalla sua stessa mutevolezza, l’Inter del Mancio: d’ora in poi gli avversari non capiranno mai, prima, quale squadra avranno di fronte. Eppure la Roma non fallisce la prova, anzi nel conto aritmetico delle occasioni meriterebbe il pareggio, ma in futuro ci vorranno più variazioni alla manovra offensiva, non solo la ricerca delle fasce.
Ma è stata la serata dell’Inter e di Mancini, uno che il coraggio ce l’ha da sempre, come dimostra la formazione di partenza. L’esclusione di Icardi fa il rumore del tuono. Fuori il centravanti e capitano, che va in panchina a meditare: Maurito paga scarsa forma e una certa qual distanza dal gruppo e dal Mancio, che non perdona e srotola un’altra formazione inedita. Sei cambi rispetto a Bologna, D’Ambrosio (mai in campo fin qui) e Nagatomo esterni difensivi, Perisic e Ljajic schiacciati in un 4-5-1 che più prudente non si potrebbe, perché l’Inter non vuole concedere spazi e campo alla Roma, ma la palla sì. Siamo tutti pronti, carabina imbracciata, a impallinare il Mancio per questa rivoluzione concettuale, e negli uomini, invece ha ragione lui. Senza praterie da divorare e con Nainggolan regista al posto di De Rossi, la Roma fatica a muovere il pallone, mostrando i suoi limiti nell’attaccare difese schierate, e bene, come quella nerazzurra, che poi è la migliore di tutti. Gli sprint di Gervinho (spesso beccato dai galantuomini delle curva interista, quelli con l’ululato incorporato) trovano Nagatomo lucido e ben aiutato, e Salah, accentrandosi, finisce col battere come un moscone su una finestra chiusa, perché tutta l’Inter lavora duro in ripiegamento, intorno a Medel e a un Brozovic strepitoso, e Ljajic e Perisic a rinculare come terzini.
Poi ci vogliono episodi favorevoli, per piegare certe partite al proprio volere, e un portiere che pari. Ecco allora Handanovic sempre reattivo, quando la Roma trova pertugi invisibili: sulla testata di Dzeko al 15’ (cross di Digne) e su Maicon al 23’ dopo azione combinata Salah-Pjanic (e sulla respinta D’Ambrosio salva su Dzeko). L’Inter fatica a uscire, con Jovetic isolatissimo, ma sembra attendere il momento col cinismo di chi la sa lunga. E il gol arriva da chi non ti aspetti: lo firma Gary Medel, per giunta afflitto da una contrattura alla schiena che più tardi lo costringerà a uscire, con un destro da 20 metri, angolatissimo, su assist di Jovetic, con Rudiger molle e Szczesny in lieve e fatale ritardo. La Roma rimane di sasso poi aggredisce la ripresa, ma troverà sempre Handanovic. Su Dzeko al 7’, su Salah al 15’ (con recupero magistrale di Nagatomo) e soprattutto al 16’, quando lo sloveno para quattro volte in tre secondi: su Florenzi da fuori area, su Salah nella respinta, sul rimpallo con Murillo e ancora su Salah. È il prodigio che fa capire come finirà, infatti le due zuccate da corner di Manolas (22’ e 27’) finiranno alte, e l’espulsione di Pjanic per doppia ammonizione (28’) attenua i bollori della Roma, che ci proverà fino al termine senza più trovare il gol, mentre Szczesny toglierà dalla porta un destro in girata di Brozovic (31’), il migliore di una squadra finalmente di guerrieri, che è tornata a spaventare il campionato.