(A. Angeloni) Lo chiamavano derby: i colori, tanta gente sugli spalti, i romani in campo con la maglia gialla e rossa, a volte si è giocato per lo scudetto, spesso e sempre per la supremazia in città. Oggi, nulla (o quasi) di tutto questo. Per certi versi, quello di domani sarà un derby mai visto, almeno per quel che riguarda la Roma. Unico (speriamo) nel suo genere, mai visto (così come Pallotta, che non sarà né in curva né in tribuna maresterà negli states). Non ci sono Totti e De Rossi (anche se Daniele lo daremo out solo se al fischio di Tagliavento siederà in tribuna), forse ci sarà Florenzi, che stanno facendo di tutto per tirarlo per i capelli e dargli una maglia e la fascia di capitano (se mai non dovesse farcela De Rossi). Se Ale dovesse dare forfait, per la Roma sarebbe il primo derby con tutti stranieri in campo. In città si parla poco di questa partita, si vive una sorta di rassegnazione. La normalità spaventa, specie chi ha vissuto ben altri tipi di vigilie.
Andiamo sull’aspetto tecnico-psicologico. Garcia si porterà appresso almeno un dubbio di formazione, che è legato alla presenza di Florenzi. Il terzino/centrocampista/ attaccante non ha lesioni al polpaccio, questo invita a un moderato ottimismo, anche se al derby manca davvero poco. Con lui in campo, Garcia risolve un problema a centrocampo o in difesa, a seconda di dove si vuole schierare Florenzi. E questo è legato a un altro dubbio, più di natura tattica. La soluzione servirà (dovrà servire) a Garcia di andare a tamponare la fragilità della difesa contro una squadra che davanti ha calciatori veloci e pericolosi, specie sugli esterni. Florenzi può essere buono in mezzo al campo, utile all’ausilio di Torosidis, oppure come terzino nell’uno contro uno con Anderson (o Candreva), con l’inserimento di Vainqueur sulla linea dei mediani (il francese a Sky ieri ha dichiarato di «essere pronto», e ci mancherebbe). L’altro dubbio è solamente tattico. Che Roma vedremo? Di sicuro, sarà una squadra attenta. Proverà a fare la partita di Firenze o quella dell’altra sera con il Bayer: la difesa a oltranza e il contropiede si sono dimostrate armi letali ed è quello un sistema utile per non rischiare troppo in difesa. Tutto questo, anche inserendo un equilibratore in più al posto di una punta: Gervinho l’indiziato uscire e Iago Falque a entrare. Ovvio: con Florenzi e De Rossi in campo cambia tutto: squadra di mercoledì e basta.
LA CONSAPEVOLEZZA – La Roma (e specie Garcia) sa che davanti avrà la seconda peggiore difesa del campionato e che il derby lo giocherà in casa a tutti gli effetti, perché nell’Olimpico semivuoto (o semipieno) ci saranno sicuramente molti più romanisti che non laziali (venduti nemmeno cinquecento biglietti). Sono certezze a cui la Roma deve aggrapparsi per non perdere il treno e, semmai, fare anche al voce grossa davanti a una squadra, sulla carta, meno forte: sono io la migliore e ora ti sistemo. E’ il derby della teoria, ovvio. Ma l’aspetto psicologico conta. E entrare con la paura non è un bene. Di sicuro la Roma sa anche che, perdendo il derby, non sarebbe compromesso nulla. La situazione si farebbe complicata in vista di una sosta di quindici giorni, che può solo alimentare il chiacchiericcio. Ma il campionato è davvero lungo e non si ferma certo al derby. Non a caso Garcia ha scelto la Champions e mercoledì ha mandato in campo i calciatori che non erano al meglio.