(D.Luciani) – Dal diluvio di Bologna alla pioggia di reti subite al Camp Nou dal Barcellona. Grandina sulla Roma. Perché si può perdere in casa di una squadra di alieni. Si possono subire tre, quattro, cinque gol. Si può uscire dal campo col mal di testa contro un undici perfetto guidato dal giocatore più forte di ogni epoca, Leo Messi, al cui fianco roteano due fenomeni come Suarez e Neymar. Ma non si può affrontarli come fatto eseguire da Rudi Garcia alla propria squadra. Un’indecenza da primo giorno da allenatore. Una pazzia totale. Come scendere in slittino dalla cima dell’Everest.
Presentarsi a Barcellona con la linea difensiva a 35-40 metri dalla propria porta. Con il portatore di palla avversario mai pressato.
Maicon-Manolas-Rudiger-Digne vanno incontro ad una serie di infilate da incubo. Messi e Neymar mettono il pallone dove vogliono, Suarez è praticamente ovunque e il duo Rakitic-Sergi Roberto ha i tempi d’inserimento di un orologio svizzero.
Come difendersi con una pistola ad acqua di fronte ad un carrarmato.
Nainggolan e Pjanic vagano per il campo come anime in pena nel Limbo dantesco, Florenzi e Iago Falque arrivano costantemente in ritardo sui raddoppi, Keita non ha una condizione fisica all’altezza del palcoscenico su cui è chiamato ad esibirsi. Con la fascia di capitano al braccio.
L’1-0 di Suarez, il 2-0 di Messi, il 4-0 di Pique sono fotocopie: palla scoperta, difesa che non scappa all’indietro e imbucata per il secondo o terzo uomo che parte da posizione regolare e prende alle spalle i difensori. Il 3-0 è un bolide al volo di Suarez dopo un cross allontanato al limite. Il 5-0 è un’azione di Neymar che sfonda sul lato di Maicon propiziando la doppietta di Messi. Il 6-0 è il tap-in di Adriano dopo il rigore parato (!) da Szczesny a Neymar. Il portiere polacco e Manolas salvano più volte un passivo che poteva essere peggiore, come sottolineato da Maicon nell’intervista a bordocampo a fine partita. Il fischio finale è arrivato subito dopo il 6-1 di Dzeko, con uno stacco di testa: il bosniaco pochi minuti prima si era fatto parare un rigore da Ter Stegen (quarto gol consecutivo).
Descritto l’harakiri tattico, passiamo alla situazione di classifica del girone: l’1-1 tra Bate Borisov e Bayer Leverkusen (gara giocata alle 18) probabilmente ha concesso un non-alibi ai giallorossi per la potenziale sconfitta col Barcellona. Solo vincendo al Camp Nou, la Roma avrebbe reso poco più di una passerella la gara col Bate Borisov (9 dicembre all’Olimpico). Pareggiando o perdendo, i giallorossi avrebbero avuto comunque il destino tra le proprie mani: dopo il cappotto subito dal Barça, la classifica recita Roma e Bayer a 5 punti, Bate a 4. Per passare agli ottavi ai giallorossi servirà esclusivamente battere i bielorussi.
Garcia dall’inizio del secondo tempo ha già iniziato a pensare all’ultima gara del girone, togliendo l’unico diffidato Nainggolan. Il subentrante Iturbe ha mostrato tanta volontà e una buona reattività. Poi il tecnico ha preservato minuti a Florenzi e Pjanic inserendo Vainqueur e Ucan, col turco capace di provocare il rigore da cui è nato il 6-0. Ora il trittico Atalanta-Torino-Bate per rialzare la testa.