(A. Austini) Se la immaginavano decisamente diversa la loro prima volta tra le 16 migliori d’Europa. A Pallotta e Garcia non era mai successo, ma non possono godersela fino in fondo: la Roma passa il turno e l’Olimpico, o quel che ne rimane, fischia come nelle serate peggiori. Se la qualificazione premia i giallorossi ben al di là dei meriti conquistati sul campo in questo girone di Champions, i tifosi non le risparmiano nulla e scrivono un’altra pagina probabilmente unica del rapporto tra le gente e una squadra.
Ognuno si può fare la sua idea, quella di Pallotta è chiarissima e potrebbe segnare un punto di rottura definitivo. «Alcuni di voi – dice rivolto ai giornalisti prendendosela però con tutto l’ambiente – hanno lasciato soli questi ragazzi. È un gruppo formato da ragazzi giovani e grandi uomini, sta diventando stancante ascoltare ogni giorno questo attacco contro di loro. È frustrante venire qui e sentire i fischi perché passano indietro il pallone al portiere: accade soprattutto per quello che dite alla radio o scrivete ogni giorno. Prima poi qualcuno di voi deve iniziare a crescere e rispettarli come meritano. Siamo agli ottavi di Champions adesso, stiamo lavorando sodo, loro ci tengono come tutti noi qui e del resto non me ne frega niente. Basta tartassare i giocatori, la squadra è cresciuta nel secondo tempo, dimostrando passione».
Quanto sia difficile far calcio a Roma Garcia lo prova sulla sua pelle ogni giorno e va un po’ più cauto, anche se il senso è lo stesso del presidente: «Con questo ambiente negativo – spiega l’allenatore – aver superato il girone è un messaggio ancora più forte. Senza la Curva Sud l’ambiente è diverso allo stadio. I ragazzi hanno fatto di tutto per segnare e vincere, ci sono stati 24 tiri in porta». Vero, ma un gioco organizzato e credibile non s’è visto neppure stavolta. «Certamente potevamo fare meglio – prosegue Rudi – non serve ricordare i giocatori che abbiamo in infermeria: in panchina come soluzione offensiva a parte Salah non c’era nessun altro. Dzeko ha chiuso la partita con i crampi e non potevamo cambiarlo. Fino all’ultimo abbiamo provato a segnare e abbiamo tenuto un buon equilibrio. Sapevamo che il Leverkusen non stava vincendo, almeno abbiamo avuto fortuna: le parate di Szczesny e il pari del Barcellona ci hanno salvato. Il passaggio del turno è il primo obiettivo della stagione che abbiamo centrato. Volevamo vincere, ma alla fine il pareggio ci è servito come il pane. Siamo contenti, soprattutto perché a febbraio avremo altre forze e un altro momento». La Roma di adesso resta in crisi di gioco, identità, fiducia. «Giocano sempre gli stessi – la spiegazione del tecnico giallorosso – è un momento complicato, ci mancano i due punti di Bologna e i due di Torino che era possibile prendere. Serve fare risultati anche nelle difficoltà. Ora restano tre partite alla fine dell’anno, per Napoli dobbiamo recuperare in fretta».
Chiusura con l’analisi di Baldissoni. «I tifosi possono liberamente scegliere di sostenere o fischiare la squadra – dice il dg – noi non cambieremo il nostro atteggiamento. Cercheremo di lavorare per meritarci gli applausi. I fischi sicuramente non aiutano la squadra. Se qualcuno pensa che così si aiuta la squadra, si sbaglia». Ma difficilmente smetteranno di farlo.