(S. Carina) Napoli-Roma non è soltanto la partita tra la terza e la quarta forza del campionato. E nemmeno un confronto tra due candidate allo scudetto. Napoli-Roma è qualcosa in più. È la sfida degli opposti. Mai come quest’anno i due club sembrano essere così diversi. Dai tecnici ai presidenti; dal momento che stanno vivendo le squadre ai rapporti con le rispettive tifoserie; dalle filosofie di gioco e di mercato ai due centravanti; da un allenatore che cambia (quasi) sempre l’undici titolare a un altro che non si discosta mai (in campionato) dalla stessa formazione.
JAMES E AURELIO – Una diversità che parte dai due presidenti. Non tanto nel modo di essere: se De Laurentiis è capace di allontanarsi per protesta dallo studio dove si sta tenendo il sorteggio per il calendario della Serie A e salire sulla vespa del primo tifoso che incrocia, Pallotta è il tipo che in pieno inverno si butta in piscina, per dimostrare «che nulla è impossibile». Quello che li allontana è il modo di gestire la società. Più che il presidente, lo statunitense – non vivendo in Italia – è il proprietario della Roma e si comporta come tale, delegando ai dirigenti la gestione dell’assetto sportivo. Poi si confronta con loro per capire cosa va e non va. Ma c’è sempre il management a far da tramite e a riferire quanto accade. De Laurentiis invece è più accentratore. Partecipa in prima persona, si occupa degli acquisti, presenta i calciatori, è la voce unica e inequivocabile del club. E questo si riverbera anche nel mercato. Pallotta affida a Sabatini la scelta del tecnico e dei calciatori. De Laurentiis decide lui chi prendere o meno. Senza contare due modi di agire completamente agli antipodi: il mercato del Napoli è conservativo, quello della Roma prevede una rivoluzione ogni anno.
RUDI E MAURIZIO – Ma anche Sarri e Garcia sembrano essere molto distanti. Non soltanto nel look. Rudi nel suo stile casual mentre Maurizio è quello della tuta, che veste «perché sto più comodo. E poi non faccio l’indossatore ma l’allenatore». Il primo è un ex calciatore che ha studiato da preparatore atletico e in futuro non sarà una sorpresa vederlo nelle vesti di giornalista-opinionista. Sarri nasce come impiegato di banca che allenava per hobby la sera, dopo aver staccato dal lavoro. Garcia, almeno quello visto in Italia, è un tecnico che punta sulle individualità e il suo meglio lo regala quando arretra il baricentro della squadra e può partire in contropiede, sfruttando la velocità dei suoi calciatori sulle corsie esterne. Il tecnico napoletano invece si è abbeverato da Sacchi, ha studiato il Foggia di Zeman e il primo Chievo di Delneri. Ama un calcio offensivo ma è maniacale nell’organizzare l’assetto difensivo. Il suo Napoli corre di media 108,8 chilometri a gara (secondo dietro al Bologna). La Roma ne percorre 12 in meno (96,9) risultando penultima nella speciale graduatoria.
EDIN E GONZALO – Ma Napoli-Roma è anche l’incrocio fra due grandi attaccanti che stanno vivendo momenti diametralmente opposti. Higuain è il capocannoniere indiscusso (14 reti), il sogno futuro di Ancelotti, l’uomo che vuole ripercorrere le orme di Maradona a Napoli. Edin, per ora, nonostante poi abbia segnato altri 3 gol (a Leverkusen, Lazio e Bologna), è fermo nell’immaginario collettivo a quella frustata di testa del 30 agosto contro la Juventus. Tutto troppo diverso per un finale scontato e annunciato.